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Banda ultralarga nei distretti solo nella fase 2

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Banda ultralarga nei distretti solo nella fase 2

C'è un’insidia, da non sottovalutare, che minaccia le ambizioni italiane su Industria 4.0. Tutte le analisi su questo argomento esaltano all’unisono il broadband, e in particolare connessioni a banda ultralarga ad almeno 100 megabit/secondo, come una delle tecnologie indispensabili per abilitare la trasformazione digitale delle nostre industrie. Si può allora comprendere perché nelle ultime settimane il ministro dello Sviluppo economico abbia mostrato un po’ di preoccupazione scoprendo che una buona parte dei nostri distretti industriali saranno connessi solo nella fase 2 del Piano per la banda ultralarga, varato dal governo a marzo di un anno fa.

L’Italia per ora ha ottenuto l’autorizzazione europea per la fase 1, relativa alle aree a fallimento di mercato (aree “bianche” o cluster C e D), e il primo bando destinato a sei Regioni è già partito. In queste aree, dove è previsto l’intervento diretto dello Stato per finanziare la costruzione della rete, a mano a mano che il ministero firma le convenzioni con le singole Regioni si formalizza l’impegno di coprire le aree industriali con almeno 100 megabit.

Ma i motivi di preoccupazione, paradossalmente, riguardano soprattutto le aree “grigie” e marginalmente quelle “nere”, ovvero le aree concorrenziali dove non ci sarà l’intervento dello Stato ma si prevedono forme di incentivazione (per gli operatori il credito d’imposta e per i clienti finali i voucher diretti). È proprio in queste aree che si concentrerebbe una quota maggioritaria di distretti industriali, oggi non raggiunti da connessioni ultrabroadband. Il problema è che bisognerà attendere una nuova autorizzazione europea, quindi per “coprire” diverse aree industriali i tempi potrebbero non essere brevi e nemmeno compatibili con la necessità di far partire rapidamente la transizione verso Industria 4.0.

Non sembra del resto percorribile l’idea, sulla quale si sarebbero confrontati il ministro Calenda e il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, di rivedere la mappatura del Paese “trasferendo” alcuni distretti industriali dalle aree grigie a quelle bianche. La Commissione europea opporrebbe prevedibili obiezioni. Il precedente con Bruxelles tra l’altro non è proprio incoraggiante. Per ottenere l’autorizzazione alla prima parte del piano, relativa alle aree bianche, l’Italia ha dovuto attendere oltre un anno. La stessa Commissione ha chiesto che si procedesse in due tappe, in sequenza in altre parole. Sta al nostro governo a questo punto accelerare la procedura di notifica del regime di aiuto previsto per le aree concorrenziali, cercando di negoziare un non semplice via libera ai voucher con i quali le imprese potrebbero essere invogliate a passare dalla banda larga a quella ultralarga. Sarebbe davvero uno smacco lanciare un piano per Industria 4.0 e lasciare i distretti in perenne attesa.

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