roma
Spunta una terza super-perizia che potrebbe fare luce sulla posizione di Paola Muraro, l’assessore all’Ambiente della giunta M5s di Virginia Raggi. Secondo i nuovi documenti, nell’ex ruolo di consulente Ama – municipalizzata che si occupa di rifiuti urbani – la Muraro avrebbe prodotto dati sulla qualità della frazione di rifiuti in uscita dallo stabilimento Tmb di Rocca Cencia, che sarebbero reali solo al 20%.
Attorno a questo documento, depositato nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica di Roma, si sta sviluppando uno dei filoni della maxi inchiesta del sostituto procuratore Alberto Galanti sul «sistema rifiuti» della Capitale. Stando alle ipotesi investigative la Muraro, che all’epoca dei fatti rivestiva la carica di referente Ippc del Tmb di Rocca Cencia, avrebbe fornito dati sbagliati agli stessi inquirenti.
Ma andiamo per gradi. L’indagine nasce nel 2015. Il pm Galanti, esperto in materia di reati ambientali, scopre che dai quattro impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) di Roma escono frazioni di rifiuti (Fos, Cdr e scarti di lavorazione) non a norma. Gli accertamenti si concentrano sul Tmb di Rocca Cencia. Nel 2016 il magistrato dispone l’esecuzione di una perizia, da compiersi in contraddittorio. In sostanza, si mettono a lavoro il perito della Procura e quelli di Ama, tra i quali la stessa Muraro. Tuttavia i risultati delle due perizie illustrano valori diametralmente opposti.
Secondo i tecnici di Ama la frazione di rifiuti in uscita è coerente ai parametri di legge e a quelli previsti dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Il perito della Procura, invece, non è convinto.
I suoi risultati dimostrano che da quell’impianto escono frazioni di lavorazione dei rifiuti fuori dalla norma. Ed è attorno a queste due, divergenti, perizie che il pm Galanti decide di aprire un fascicolo d’indagine specifico.
L’incarico di chiarire chi abbia ragione è dato a un terzo consulente. I suoi risultati sono giunti nei giorni scorsi alla Procura di Roma. In particolare ha spiegato che la perizia della Muraro illustra dati che sarebbero reali solo al 20% e, comunque, difformi da quanto previsto dall’Aia.
Per questo ieri i carabinieri del Noe hanno compiuto una acquisizione di atti negli uffici della Regione Lazio per chiudere il cerchio investigativo. Tra i documenti acquisiti c’è proprio l’Aia, oltre a quelli relativi al Tritovagliatore di Rocca Cencia di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni (già sotto processo per presunti reati ambientali) e affittato alla società Porcarelli Gino & Co. Attorno a quest’impianto si è sviluppato un secondo filone della maxi inchiesta, che riguarda l’eccessivo costo richiesto al Comune di Roma per trattare i rifiuti, pari a 175 euro per tonnellata.
Lo stabilimento è finito al centro di un duro scontro tra Muraro e il presidente (dimissionario) di Ama, Daniele Fortini, in quanto la prima, pur essendo stata messa al corrente dal secondo dell’esistenza di un’inchiesta penale sul Tritovagliatore, ha formalizzato la richiesta perentoria di utilizzare la struttura per uscire dall’emergenza rifiuti in cui si trova la Capitale d’Italia.
Parallelamente a questi due filoni d’indagine (Tmb di Rocca Cencia e Tritovagliatore di Rocca Cencia), il pm Galanti indaga anche su presunte connivenze tra ambienti politici e imprenditori che, attraverso presunti rapporti in Ama denunciati da Fortini, sarebbero riusciti a fare man bassa di appalti. L’inchiesta ha svelato come ben il 70% delle commesse, per un valore di oltre 100 milioni di euro, sia finito nelle mani degli stessi imprenditori.
In questo contesto sarebbe emersa una ulteriore questione sulla quale i magistrati stanno cercando di fare chiarezza: presunte pressioni che sarebbero state fatte per far rimuovere Alessandro Filippi dal ruolo di direttore generale di Ama.
Il manager pubblico, chiamato a ripulire la società del Comune di Roma dopo i numerosi scandali legati a Mafia Capitale, dal primo marzo scorso è stato rimosso da Ama e rimandato nel suo precedente ruolo in Acea.
© RIPRODUZIONE RISERVATA