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Parisi: non politicizziamo il referendum

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Parisi: non politicizziamo il referendum

  • –Barbara Fiammeri

roma

Stefano Parisi varca il portone della sede nazionale di Forza Italia in piazza San Lorenzo in Lucina per incontrare ad uno ad uno i coordinatori del partito. Un faccia a faccia che si concluderà oggi, in concomitanza con l’assemblea alla Camera, a poche centinaia di metri, di tutti i parlamentari centristi di Alfano, Verdini e Zanetti riuniti per organizzare i comitati del «sì».

Parisi non si è limitato a «fare il manager», ad informarsi sulla situazione finanziaria, su difficoltà e divisioni delle singole realtà territoriali ma è tornato a parlare del «progetto» per la riaggregazione di moderati che sarà presentato in occasione della convention di metà settembre e che punta sul coinvolgimento della società civile, dell’associazionismo per recuperare l’elettorato deluso di Fi. Anche la campagna elettorale per il «no» alla riforma costituzionale sarà parte di questo nuovo corso. «Non facciamo lo stesso errore di Renzi, non politicizziamo il voto, il nostro “no” a questa riforma deve essere accompagnato dalle nostre proposte di cambiamento», il ragionamento fatto da Parisi ai primi 8 coordinatori di Piemonte, Sardegna, Umbria, Toscana, Abruzzo, Calabria e Molise incontrati ieri (gli altri 12 li vedrà oggi). Un passaggio che contiene anche un messaggio: Fi si deve distinguere dalla destra lepenista di Salvini che punta alla vittoria del «no» per far cadere Renzi. Ma questo non è solo l’obiettivo di Salvini ma anche di quella parte degli azzurri sempre più sospettosa sulle reali intenzioni di Berlusconi. Per questo attaccano Parisi. Per questo non passa giorno che Renato Brunetta non leghi il «no» al referendum con l’uscita di scena di Renzi, o che Giovanni Toti non si esprima criticamente su Parisi e il suo progetto «confuso» di riaggregazione dei moderati mostrandosi abbracciato con Salvini. I colonnelli avvertono che stavolta il Cavaliere potrebbe davvero aver deciso di passare la mano e - come ha detto Altero Matteoli - non ci stanno a farsi «radere al suolo» dal Papa straniero imposto da Berlusconi. Il loro obiettivo è, al contrario, quello di rinsaldare l’asse con la Lega e FdI. Anche Salvini però non è più così solido al comando del Carroccio. Il malessere emerso dopo le amministrative si va acuendo. Salvini si scontra con quella Lega di governo, guidata dal governatore lombardo Roberto Maroni, che ritiene perdente l’arroccamento lepenista del segretario e che mantiene aperto il dialogo con Berlusconi e dunque con Parisi per rimettere assieme tutto il centrodestra.

Un dato è già evidente: la mossa di Berlusconi ha spiazzato alleati e avversari. Oggi Angelino Alfano terrà alla Camera un’assemblea dei parlamentari assieme a Denis Verdini, Enrico Zanetti, Flavio Tosi e Gianpiero D’Alia per organizzare l’area del «sì» che sta fuori dal Pd. Una iniziativa, quella del leader di Ncd, che però ha sollevato nel partito anche perplessità, tant’è che potrebbero spiccare oggi alcune assenze in chiave anti-Verdini. Il timore è che si tratti del primo passo verso un contenitore unico.

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