Italia

Faro dei pm sull’appalto per il trattamento rifiuti vinto dalla tedesca…

  • Abbonati
  • Accedi
inchiesta

Faro dei pm sull’appalto per il trattamento rifiuti vinto dalla tedesca Enki e bloccato in Regione

(agf)
(agf)

Roma - Gli inquirenti indagano sulle cause che hanno provocato l’emergenza immondizia nella Capitale, creando un presunto vantaggio all’imprenditore Manlio Cerroni. Il punto di partenza è l’appalto, aggiudicato a febbraio scorso dalla società tedesca Enki per smaltire la spazzatura di Roma, «stoppato» da alcuni funzionari del Dipartimento rifiuti della Regione Lazio.

L’ipotesi è che questo stallo – recentemente venuto meno attraverso l’intervento dell’assessore regionale Pd Mauro Buschini – possa aver favorito l’attuale crisi a vantaggio di Cerroni, cui è riconducibile il Tritovagliatore di Rocca Cencia. Lo stesso impianto che vuole utilizzare l’assessore all’Ambiente di Roma, la pentastellata Paola Muraro, per risolvere il problema spazzatura della Capitale. Il fascicolo d’indagine della Procura della Repubblica conta 21 iscritti nel registro degli indagati, tra i quali figurano funzionari pubblici e imprenditori, tra i quali lo stesso Cerroni. Ciò che emerge da questo maxi procedimento sul «sistema rifiuti» presto potrebbe scatenare una nuova bufera giudiziaria. Un’inchiesta esplosiva, perché l’ipotesi – alla quale si cercano riscontri anche dalle carte acquisite dai carabinieri in Regione – è che attraverso questo presunto «sistema» si sarebbe data la possibilità a Cerroni di alzare la tariffa per tonnellata di rifiuto, al costo di 175 euro, circa 40 in più rispetto a quanto chiesto dai tedeschi per portare l’immondizia in Germania. Il sostituto procuratore Alberto Galanti ha delegato a indagare gli investigatori dei carabinieri del Noe e quelli del comando provinciale della Guardia di finanza di Roma. In ballo ci sono tre diversi filoni d’indagine, anche se quello più rilevante riguarda l’impianto di Rocca Cencia, di proprietà di Cerroni ma affittato alla società Porcarelli Gino & Co. Il capitolo più delicato è sullo stop all’appalto vinto a febbraio scorso dalla società tedesca Enki. Ma andiamo con ordine.

Il dimissionario presidente di Ama, Daniele Fortini, e l’ex direttore generale Alessandro Filippi, avviano un’operazione di trasparenza all’interno della società pubblica che si occupa di igiene urbana, già travolta dalle indagini sugli appalti manipolati da Mafia Capitale. A febbraio preparano un bando europeo per lo smaltimento di 660mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, della durata di 4 anni e al costo di 366 milioni di euro. Il bando va praticamente deserto. Partecipa solo una società: la tedesca Enki è pronta a trasferire in Germania, a partire da aprile, 160mila tonnellate al costo di 138,5 euro a tonnellata di rifiuto. Così Enki avvia la complessa procedura amministrativa per ottenere le autorizzazioni al trasporto transfrontaliero. Licenza che deve giungere dalla Regione Lazio. È in questa fase che sorge lo stallo. Il Dipartimento rifiuti, senza neanche prendere in considerazione la richiesta, afferma che per lo spostamento all’estero della spazzatura ci possono essere presunte sanzioni dell’Unione europea. Nega alla società, già aggiudicataria dell’appalto, anche soltanto i moduli per fare la richiesta di trasporto. Passano i mesi. Fortini prende carta e penna e invia una missiva alla Regione Lazio, spiega che si rischia di giungere a un nuovo tilt per lo smaltimento rifiuti. È l’intervento dell’assessore regionale Mauro Buschini a sbloccare la situazione. Ma intanto Roma si riempie di immondizia. Enki, infatti, può cominciare a svolgere il suo lavoro solo partire da novembre prossimo. A luglio è emergenza: l’unica via è il Tritovagliatore di Cerroni. L’offerta dell’imprenditore supera le aspettative: chiede 175 euro per tonnellata (37 euro in più rispetto alla società tedesca) per portare i rifiuti a pochi chilometri da Roma, trovando favorevole l’assessore Muraro. L’inchiesta, dunque, potrebbe portare alla luce un vero e proprio «sistema», simile a quello per il quale Cerroni è già a processo al Tribunale di Roma.

Al vaglio dei magistrati c’è anche la posizione della stessa Muraro. In particolare, la Procura sta decidendo se ascoltare l’assessore per fatti legati alla sua precedente carica di referente Ippc dei due impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) di Roma. Nel mirino degli inquirenti è finita la qualità della frazione di rifiuto prodotta da quei Tmb, che non sarebbe nei parametri previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale. A sostegno di questa tesi c’è una super perizia depositata alla Procura, che fa luce su presunte inefficienze degli impianti di cui era responsabile legale, fino al 30 giugno scorso, la Muraro.

© Riproduzione riservata