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Renzi: il «bail-in» è un disastro

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Renzi: il «bail-in» è un disastro

  • –Gianni Trovati

ROMA

«Per me le regole sul bail in sono un errore, ma ovviamente rispetto la legge». Con questa frase secca, pronunciata ieri nel corso di un’intervista a Cnbc, il premier Matteo Renzi ha tagliato il proprio giudizio sull’architettura delle norme culminata nella direttiva Ue del 2014 che mette a carico di azionisti e obbligazionisti subordinati i costi delle crisi bancarie e degli eventuali interventi pubblici di salvataggio.

Nasce da questo presupposto il lungo confronto avviato nei mesi scorsi con Bruxelles: «Il governo - spiega il premier - sta lottando per evitare il bail in perché anche in versione soft potrebbe essere un disastro per la credibilità e la fiducia» da parte degli investitori, e «credo che in questo momento la priorità sia dare fiducia ai cittadini». Gli stress test, comunque, nell’ottica del premier hanno mostrato che «le banche italiane non sono il problema dell’Europa; abbiamo la migliore banca europea, Intesa Sanpaolo, e 4 istituti su 5 sono in una buona situazione».

L’eccezione è ovviamente quella rappresentata dal Monte dei Paschi, e accanto alla trattativa europea nella ricostruzione offerta dal premier si incontra la «soluzione di mercato» individuata con l’obiettivo di mettere Siena in sicurezza. I pilastri del piano sono la ripulitura dei bilanci del Monte dai crediti in sofferenza e il rilancio dell’attività della banca su basi più solide, e secondo il premier «senza Npl e con una strategia chiara il Monte dei Paschi potrà essere in futuro un’ottima banca».

Gli scossoni di Borsa confermano però che le incognite del credito non si fermano a Siena, e nuovi aumenti di capitale stanno tornando in agenda anche per altri istituti, a partire da Unicredit. «Credo che tutte le banche, in particolare quelle molto importanti, abbiano bisogno di una ricapitalizzazione per il futuro - conferma il presidente del Consiglio -. Ma questo è il mercato, decideremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».

I nodi da sciogliere per rilanciare il credito italiano, del resto, non sono da poco, e nella ricostruzione di Palazzo Chigi rimandano essenzialmente a due problemi di fondo. Il primo nasce dai lunghi anni di economia in altalena fra crescita stentata e recessione. In questo quadro Renzi torna a criticare «la decisione dei miei predecessori», che mentre crescevano i crediti deteriorati nei conti delle banche non hanno attivato forme di supporto pubblico: «un errore», secondo il premier, proprio come il bail in. La seconda questione nasce dal «potere dei politici nelle banche» ha peggiorato la qualità di molte scelte: cancellarlo è secondo Renzi una «priorità», perseguita anche con le riforme degli ultimi anni, «perché le banche devono essere nelle mani dei mercati e non dei politici, in particolare dei politici locali».

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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