Il tempo stringe per evitare che la questione rifiuti nella capitale precipiti verso il caos. Ma tra visite in Procura, dossier nel cassetto, audizioni ed email conservate, a tenere banco è sempre la scontro aperto tra Paola Muraro, assessore all’Ambiente della giunta M5S guidata da Virginia Raggi, e Daniele Fortini, presidente dimissionario – nominato dal precedente sindaco Ignazio Marino, dovrebbe lasciare domani – della azienda dei rifiuti di Roma, l’Ama, controllata al 100% dal Comune di Roma. Intanto nei prossimi giorni Raggi e Muraro dovranno dare risposte, dato che entro il 17 agosto sarà convocata un’assemblea capitolina straordinaria su Ama. Ma sulla vicenda si è espresso ieri anche Raffaele Cantone, presidente della Autorità nazionale anti-corruzione: «Ho le mie idee ma non intendo entrare nello specifico anche perché il settore dei rifiuti a Roma potrebbe essere oggetto di interesse dell’Anac, come è avvenuto per la Puglia, per la Sicilia, per altre realtà».
Muraro, già consulente dell’Ama, ha ribadito: «Vado avanti, non ho nessun conflitto. A ridurre così Roma è stata la dirigenza dell’Ama». Fortini non ci sta e ha replicato: «Il golpe c’è, è mirato a rimuovere chi in Ama crea ostacolo a disegni molto evidenti. Quando io e l’ingegner Filippi (ex dg della municipalizzata, ndr) rivendicavamo l’autonomia di Ama, Cerroni (il potente imprenditore dei rifiuti romano, ndr) ci rispondeva: «Siete degli illusi, tanto vi cacciano». E ancora: «Muraro mi ha chiesto di usare il tritovagliatore di Cerroni, di portare i rifiuti ad un impianto abusivo».
Fortini in serata è andato a ripetere le sue ragioni in commissione parlamentare “Ecomafie”: nel settore rifiuti c’è per l’amministrazione comunale di Roma un «pericolo di condizionamento dall’esterno. Il rischio di infiltrazione criminale in Ama non è propaganda». Fortini ha citato «il nome della società che è Pmr, i responsabili sono stati arrestati perché membri del clan di ’ndrangheta nell’operazione Alchemia» e «sono finite 40 persone in carcere». La Pmr service «gestiva la movimentazione dei rifiuti nelle vasche dei Tmb di Rocca Cencia e Salario», e «arriva in Ama in 2010 con affidamenti diretti senza gara e non ne esce fino al 2015», il tutto a fronte di «900mila euro l’anno di affidamenti diretti».Fortini ha anche detto che nella Capitale non esiste un ciclo integrato dei rifiuti urbani, e questo finisce con il costituire un «punto di vulnerabilità molto forte». Ma già dal mattino, aveva iniziato a raccontare la sua verità: «Perché il primo blitz viene fatto a Rocca Cencia e non al Salario? Perché il sindaco e Muraro vanno a Rocca Cencia con Muraro che dice “non c’entro niente, qui ho sempre denunciato che le cose non vanno”? A Rocca Cencia c’è un’inchiesta che potrebbe riguardarla, al Salario no», ha sostenuto Fortini. Secondo lui Raggi è «estranea a questi atteggiamenti» e ritiene che «in qualche caso sia stata manipolata da iniziative non sue». Nel mirino c’è un obiettivo preciso: l’ex consulente Ama Muraro. Proprio lei potrebbe essere sentita come testimone dai pm che indagano su costi e procedure seguite per lo smaltimento dei rifiuti nel tritovagliatore di Rocca Cencia (riconducibile sempre all’imprenditore dei rifiuti Cerroni).
Intanto, Muraro ieri ha precisato la sua versione: «Ho tutte le mail all’azienda in cui denuncio le criticità degli impianti, sono pronta a mostrarle alla Procura e alla commissione Ecomafie. Perché ho tenuto questo materiale nel cassetto? Avevo un obbligo contrattuale di riservatezza». La replica non è mancata: «Se Muraro si accorge che è in corso una truffa fa come ho fatto io - ha ribattuto il Fortini, con all’attivo 14 fascicoli portati dai pm -: va in Procura e denuncia. Mi è stato riferito che durante un incontro con addetti ai lavori dell’Ama l’assessore abbia detto “Non ci piace che Fortini vada troppo spesso in Procura”».
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