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Gabrielli: portare i migranti via da Ventimiglia

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Gabrielli: portare i migranti via da Ventimiglia

C’è Ventimiglia che rimane blindata, con quasi 600 migranti ospitati nel centro di temporanea assistenza del Parco Roja gestito dalla Croce rossa e il rafforzamento dei presìdi delle forze dell’ordine italiane e francesi. E c’è Como che si surriscalda: sono arrivati a 500 i profughi bloccati alla stazione perché vorrebbero raggiungere il Nord Europa ma sono respinti dalla Svizzera al confine. Il Viminale è al lavoro con le prefetture per smistare i migranti altrove, ma cresce il timore che l’Italia sconti l’“effetto tappo” dopo la chiusura della rotta balcanica, la sospensione di Schengen da parte dell’Austria e l’irrigidimento di Francia e Svizzera.

La situazione «è grave ma non tragica», ha affermato il capo della polizia Franco Gabrielli, che ieri è stato al reparto mobile di Genova dove prestava servizio Diego Turra, l’agente morto d’infarto sabato durante i tafferugli con i No borders, e ha visitato la camera ardente a Sanremo per poi volare in questura a Imperia. Gabrielli ha definito «un esercizio poco serio» attribuire la responsabilità della morte di Turra ai No borders, ma con loro non è stato tenero: «Credo che siano un motivo di complicazione della vita di questi poveri disgraziati». «Irresponsabili ideologizzati», li bolla la portavoce nazionale del Nuovo Centrodestra, il partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano.

In ogni caso, per risolvere lo stallo e «decomprimere la situazione a Ventimiglia», Gabrielli vede «un solo modo»: prendere i migranti e «portarli da un’altra parte». La consueta opera di ridistribuzione – al Sud in attesa del rimpatrio o in altri centri - che si scontra con l’indisponibilità dei migranti, decisi a non restare in Italia, e con quella di molti comuni ad accoglierli. Lo sa bene il prefetto di Genova, Fiamma Spena, che al termine del tavolo sull’immigrazione riunito ieri nel capoluogo ligure ha indicato come obiettivo «una diversa distribuzione sul territorio che veda minore concentrazione di persone in pochi comuni ma preveda una diffusione ampia di accoglienza». Strada che richiede «una programmazione di ampio respiro, per superare la fase delle emergenze».

Nel frattempo aumenta l’insofferenza delle regioni del Nord a guida azzurra e leghista, che si scagliano contro il governo. Tuona il presidente della Lombardia Roberto Maroni: «Questi non sono profughi ma clandestini: secondo le regole europee e la legge Bossi-Fini non hanno diritto a stare da noi. E allora vanno rimandati a casa loro, altro che accoglierli». Sulla stessa lunghezza d’onda il governatore ligure Giovanni Toti che chiede «un impegno straordinario per Ventimiglia, punta dell’iceberg di un problema che non riesce a risolvere a livello nazionale». La vicepresidente della Giunta Sonia Viale annuncia che le amministrazioni regionali guidate dal centrodestra presenteranno un documento comune in Conferenza delle regioni per esprimere il disagio verso le politiche del governo e la preoccupazione per il destino degli irregolari.

Ma Alfano difende la linea tenuta sin qui: controlli ferroviari per ridurre i flussi da Sud a Nord, cooperazione con le polizie dei paesi confinanti, Francia in primis, e smistamento dei migranti in altri centri per garantire il rispetto delle regole europee che vietano a chi arriva in Italia di varcare la frontiera. Ieri, in un’intervista a Repubblica, Alfano ha assicurato che «il confine con la Francia non diventerà un’altra Calais». Certo è che la guardia resta alta, anche per l’emergenza terrorismo. «A oggi questo tanto sbandierato e tanto rappresentato parallelismo tra i flussi migratori e rischi di infiltrazioni terroristiche non c’è», ha ribadito Gabrielli. Ma guai a sottovalutare: «Sia gli apparati di intelligence sia gli apparati di law enforcement servono a intercettare tutto quello che può essere foriero di queste negatività».

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