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    IL FOCUS

    Gli interventi annunciati sulle pensioni

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    La situazione
    Per chi ha iniziato a lavorare in giovane età, prima dei diciotto anni, non sono previste condizioni speciali di pensionamento. Presupponendo una carriera lavorativa senza interruzioni, la via d’uscita più conveniente dovrebbe essere la pensione anticipata che attualmente si consegue a 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno le donne) e senza vincoli di età. Però, per le pensioni anticipate conseguite con un’età inferiore a 62 anni, la riforma del 2011 ha previsto una penalizzazione pari all’1% per ognuno dei primi due anni di anticipo, e del 2% per ogni ulteriore anno. In altre parole, chi anticipa, dopo una vita di lavoro, anzichè ricevere un bonus ha una penalizzazione.

    Gli effetti
    Una persona che ha iniziato a 15 anni esatti, potrebbe andare in pensione a 57 anni e 10 mesi con un taglio dell’8 per cento.
    La decurtazione, con due provvedimenti distinti, è stata temporaneamente sospesa per le pensioni liquidate a tutto il 2017, ma dal 2018 dovrebbe ritornare in vigore se nel frattempo non cambiano le regole. In passato, invece, con la legge 449/1997 era stata introdotta la possibilità, per chi aveva lavorato almeno un anno tra i 14 e i 19 anni, la possibilità di andare in pensione con 53 anni di età e 35 di contributi oppure con 36 anni di contributi indipendentemente dal requisito anagrafico. Parametri che sono stati incrementati fino ad arrivare a 57 anni di età o 40 di contributi nel 2008, parificandoli a quelli previsti per la generalità dei lavoratori. Successivamente non è stata più prevista una normativa ad hoc, anche perché i requisiti generali non erano particolarmente penalizzanti, a differenza di quanto avviene oggi, soprattutto se si svolgono attività faticose o pericolose

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