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Tribunale del Riesame, Ricucci resta in carcere

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respinta la richiesta

Tribunale del Riesame, Ricucci resta in carcere

Resta in carcere Stefano Ricucci, arrestato lo scorso 20 luglio con l’accusa di utilizzo ed emissione di false fatture per oltre un milione di euro. Il Tribunale del Riesame di Roma ha respinto la richiesta di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere presentata dalla difesa dell’immobiliarista. Parere negativo sulla scarcerazione era stato espresso dal pm Giuseppe Cascini. L’accusa nei confronti di Ricucci è di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L’indagine che ha portato all’arresto dell’immobiliarista si
inserisce nel contesto investigativo relativo al fallimento di una delle società del Gruppo Magiste, riconducibile all'immobiliarista.

Per i giudici «incapace di impresa lecita»
Nel provvedimento di 14 pagine con cui hanno respinto l’istanza dei difensori dell’immobiliarista, i giudici del tribunale del Riesame scrivono che «La vicenda mette in luce la totale incapacità dell’imprenditore Stefanio Ricucci di fare impresa in modo lineare, trasparente e prima di tutto lecito». I magistrati affermano che Ricucci non ha «esitato a rimettesti all’opera nell’unico modo che evidentemente conosce e che contempla quasi naturalmente il ricorso spregiudicato a schemi illeciti».

Per il Riesame c’è rischio di reiterazione del reato
Nel motivare la decisione il Riesame afferma che c’è il rischio di reiterazione del reato. «È dunque altamente probabile, se non certo - hanno scritto i giudici del Riesame - che si ripresentino all’indagato occasioni prossime favorevoli alla reiterazione di delitti della stessa specie, che lo stesso torni a delinquere e che cerchi di influire sulla raccolta della prova, avendo egli dato prova di particolare pervicacia, determinazione criminosa, totale indifferenza alle conseguenze sanzionatorie delle proprie iniziative».

Braccialetto elettronico soluzione inidonea
Sull’utilizzo del braccialetto elettronico i giudici affermano che sarebbe una soluzione «del tutto inidonea ad impedire che Ricucci, anche avvalendosi di un semplicesmartphone o un tablet, continui ad operare dal proprio domicilio, in particolare ripristinando i contatti con altri soggetti coinvolti nella vicenda illecita, dando loro disposizioni finalizzate alla distruzione/occultamento di documenti rilevanti, spostando capitali, nominando prestanome, lanciandosi in nuove speculazioni finanziarie».

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