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Dal Cipe fondi a 51 contratti di sviluppo

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Dal Cipe fondi a 51 contratti di sviluppo

  • –Marzio Bartoloni

Per rompere il circolo vizioso della caduta degli investimenti industriali soprattutto al Sud (calati di oltre il 50% tra il 2007 e il 2014) arriva un miliardo dal fondo di sviluppo e coesione per finanziare con contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati 51 maxi progetti presentati dalle imprese, di cui un terzo (il 32%) arrivano dall’estero. Lo strumento è quello dei contratti di sviluppo che puntano ad aiutare soprattutto il mezzogiorno - a cui è rivolto l’80% delle risorse - nel rilancio del suo sistema produttivo, compreso il turismo e il commercio. I nuovi fondi fanno parte del pacchetto di risorse da 13,4 miliardi sbloccato del Cipe, di cui 1,4 sono destinati agli interventi del ministero dello Sviluppo economico. Oltre al miliardo in contratti di sviluppo che attiveranno 2,4 miliardi di investimenti diretti - che salgono a 3,3 se si contano anche gli investimenti indirettamente attivati, attraverso il reimpiego dei ritorni dei mutui agevolati - ci sono anche 350 milioni sempre a valere sul Fondo di sviluppo e coesione da destinare all’avvio del piano stralcio sulla «space economy» messo a punto insieme a imprese ed enti di ricerca. L’Italia come noto vanta una lunga tradizione e dispone di una filiera di prodotto completa nelle attività spaziali (usptream e downstream) e, più in generale, nell’aerospazio e nella difesa. Questo piano che si concretizzerà attraverso la richiesta di manifestazioni di interesse e, successivamente, con uno o più bandi attiverà - secondo i calcoli del Mise - 1,1 miliardi di investimenti con l’attivazione di un meccanismo di cofinanziamento tra risorse nazionali (Fsc) e regionali (Por) e con un cofinanziamento da parte delle imprese coinvolte per oltre 500 milioni.

Tornando ai contratti di sviluppo ieri il ministro Carlo Calenda ha spiegato che conta di poter «rapidamente deliberare più di 50 investimenti, di cui l’80 per cento nel centro sud». I fondi freschi serviranno infatti a dare nuovo carburante a questo strumento, visto che al 31 luglio erano ben 149 le richieste di contratto di sviluppo già presentate e sospese, con investimenti per circa 4,9 miliardi, localizzati in gran parte nel Mezzogiorno (circa l'80%). Per un totale di agevolazioni richieste di circa 3 miliardi. Da qui «in considerazione dell’elevato numero di domande sospese e del relativo fabbisogno» la decisione di Calenda di «rifinanziare lo strumento, gestito da Invitalia, con risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione, per un ammontare pari a un miliardo». E tra l’altro con una importante ricaduta occupazionale di 34mila addetti (tra posti nuovi e salvaguardati).

I contratti di sviluppo che puntano ad attrarre anche investitori internazionali prevedono un investimento complessivo minimo di 20 milioni di euro (solo per la trasformazione e la commercializzazione di prodotti agricoli la soglia si riduce a 7,5 milioni). Questi contratti attivano uno o più progetti di investimento di tipo industriale compresi eventuali progetti di ricerca, sviluppo e innovazione. E possono beneficiare di diverse agevolazioni finanziarie: dal contributo a fondo perduto in conto impianti fino al finanziamento agevolato e al contributo in conto interessi.

Dal 2011 fino allo scorso 1° agosto sono stati complessivamente finanziati 72 contratti di sviluppo (per 546 domande presentate) attivando investimenti per 2,7 miliardi (80% al Sud) con 1,364 miliardi di agevolazioni concesse e con una ricaduta occupazione di 40.135 posti, tra nuovi e salvaguardati.

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