Una frenata in parte annunciata quella del Pil nel secondo trimestre dell'anno. I dati negativi della produzione industriale diffusi pochi giorni fa (-0,4% a giugno su maggio e -1% sull’anno) avevano acceso l’ultima luce rossa, un annuncio di stagnazione dell’economia che era stata segnalata dall’indicatore composito anticipatore Istat e prima ancora dall’indicatore Ita-coin di Bankitalia. La variazione zero del Pil del periodo aprile-giugno ci colloca in coda al treno dell’Eurozona (in compagnia della Francia) e promette una crescita acquisita a fine anno dello 0,6%, vale a dire la metà del tendenziale previsto dal Governo e su cui era stata costruita la manovra dell’anno scorso.
Naturalmente quel dato può migliorare se negli ultimi sei mesi dell’anno andrà meglio. Ma sulla dinamica economica del terzo e quarto trimestre peseranno gli effetti dei “cigni neri” delle ultime settimane: Brexit, il tentato golpe in Turchia, l’incertezza dei mercati sulla salute delle banche e sulle operazioni di ricapitalizzazione che potrebbero arrivare. Per non parlare delle incertezze politiche, a partire dal referendum costituzionale atteso in novembre e sul quale sono a questo punto concentrate le attenzioni di tutti i policy makers. Sono tutte nubi oscure che possono solo determinare il posticipo di una scelta di investimento, della concessione di un prestito o semplicemente di una spesa importante.
E non aiuta lo scenario internazionale, purtroppo, con un’espansione dell’economia Usa più fiacca delle attese e la decelerazione progressiva dei grandi paese asiatici, un contesto che rallenta il decumulo degli stock anche se, come scrive Istat nella nota odierna, sul dato del secondo trimestre rientra il lieve contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), compensato da un apporto positivo della componente estera netta.
Conosceremo il 2 settembre il movimento delle componenti, sul lato delle risorse e su quello degli impieghi, che hanno portato alla variazione zero comunicata oggi dall'Istat, un andamento che ha un precedente nel secondo trimestre del 2007 e in un paio di trimestri del 2014; dati questi ultimi poi corretti in negativo nelle revisioni successive. Di sicuro il Governo dovrà ritoccare al ribasso le stime sul 2017 nella Nota di aggiornamento al Def che pubblicherà il 27 settembre e di sicuro i margini di finanza pubblica per la manovra del prossimo anno si faranno più stretti.
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