Un «editto contro la magistratura che combatte la mafia e il malaffare». Così, all’indomani della bufera, il M5S Roma ha bollato gli attacchi del Pd contro il compenso da 193mila lordi annui di Carla Romana Raineri, capo di gabinetto della sindaca di Roma Virginia Raggi. Ma le giustificazioni addotte, insieme a quelle della diretta interessata, hanno innescato nuove polemiche politiche e più di un malumore nella base grillina. Rivelando, al di là del peso specifico del classico polverone d’agosto, tutto il disagio della metamorfosi grillina da forza anti-sistema a forza di governo.
Raineri, magistrata della Corte d’appello di Milano in aspettativa, ha negato di avere uno stipendio d’oro (è comunque il più alto rispetto ai suoi predecessori). «Io ci perdo soldi a lavorare a Roma», ha detto al Messaggero. «Secondo lei a tre anni dalla pensione mi trasferisco per rimetterci?». «Sono un magistrato, guadagnavo 170mila euro, ora sono 21mila in più, al netto la metà, con cui pago anche l’alloggio a Roma», ha precisato al Corriere della Sera. Aggiungendo involontariamente anche una considerazione non proprio riguardosa verso il M5S: «Se il sindaco ha preso noi invece che due grillini della prima o dell’ultim’ora, dovrebbe essere salutato come un gesto buono e di rottura col passato».
Sui social sono in molti a non gradire, anche tra gli attivisti. Non ha avuto migliore fortuna il post su Facebook del M5S Roma, che ha difeso Raineri sostenendo come sia stato «assicurato a un giudice, che ha il merito di aver investito tutta la sua carriera professionale nella lotta alla corruzione, lo stesso trattamento economico che percepiva in precedenza». Da qui l’accusa alle proteste del Pd di suonare come «un vero e proprio editto contro la magistratura che combatte la mafia e il malaffare». Accoglienza tiepida, più di un attivista non capisce. Qualcuno ricorda le proteste «per gli stipendi troppo alti dei dirigenti Rai». Qualcun altro scrive: «Da votante sono in disaccordo: 193mila sono troppi, se dobbiamo tagliare tagliate iniziando dai maxi dirigenti pubblici».
Il senatore dem Stefano Esposito ha gioco facile a parlare di «reazione scomposta a rilievi sacrosanti» e stigmatizza il riferimento all’editto: «Si rileggano le dichiarazioni della Raggi che davanti ad un avviso di garanzia per uno dei 5 stelle parlava di magistrati manganellatori». Il governatore dem dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, già critico con il doppiopesismo dei Cinque Stelle sul tema dei rifiuti da esportare altrove, ha twittato: Raineri «guadagna circa il doppio di quanto guadagno io, che guido Regione con 4,5 milioni abitanti». Il deputato Michele Anzaldi ha chiesto ai pentastellati di scusarsi con il collega di Sel Arcangelo Sannicandro, bersaglio di insulti per essersi opposto alla Camera alla riduzione degli stipendi degli onorevoli sulla base dell’osservazione che i parlamentari non sono «lavoratori subordinati dell’ultima categoria dei metalmeccanici». Da Forza Italia il senatore Maurizio Gasparri ha accusato Raggi e collaboratori di essere «predicatori del pauperismo per conto terzi» e di «dilapidare risorse pubbliche». Francesco Giro ha ironizzato: «Dopo monnezzopoli ora stipendiopoli. #aridateceignazio! Ignazio chiedi risarcimento danni».
A poco vale segnalare, come ha fatto il capogruppo M5S in Senato Stefano Lucidi dando degli «ipocriti» agli esponenti del Pd, che Luigi Fucito, il capo di gabinetto di Ignazio Marino, «guadagnava ben 263mila euro lordi» perché sommava ai 73mila euro pagati dal Campidoglio «lo stipendio di 190mila euro da funzionario del Senato». Resta il fatto che ai romani Raineri costa quasi tre volte tanto.
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