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Sulla manovra cifre premature ma sarà decisiva la flessibilità Ue

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L'Analisi|analisi

Sulla manovra cifre premature ma sarà decisiva la flessibilità Ue

La priorità assoluta è la crescita. E allora la sfida, a dir poco impegnativa, che attende il Governo è individuare con la prossima legge di bilancio il giusto mix di interventi mirati al sostegno della domanda interna, operando su due fonti di finanziamento che dovranno correre in parallelo: una nuova dose di flessibilità da concordare con Bruxelles, così da ottenere spazi di manovra aggiuntivi sul deficit 2017 pari allo 0,5-0,6% del Pil (dagli 8,5 ai 10 miliardi), una spending review che provi ad innalzare l’asticella dei tagli selettivi alla spesa per altri 10-12 miliardi. Le restanti risorse che serviranno a finanziare una manovra lorda che oscilla al momento attorno ai 25 miliardi (ma non è escluso che alla fine si raggiunga quota 30 miliardi come indicavano indiscrezioni circolate ieri) potranno derivare da incrementi di entrata. Si lavora a una riedizione aggiornata della voluntary disclosure e al potenziamento del gettito atteso dalla lotta all’evasione.

Al momento, l’entità della manovra 2017 non è in ogni caso ancora definita. Mancano alcuni fondamentali tasselli. In primo luogo, occorrerà attendere l’aggiornamento del quadro macroeconomico che costituirà la base di partenza per la prossima legge di bilancio. Fine settembre, dunque, per la precisione il 27 settembre stando al nuovo calendario previsto dalla riforma del bilancio appena approvata dal Senato. La frenata del Pil nel secondo trimestre dell’anno proietta su base annua, in caso di variazione nulla nel terzo e quarto trimestre, una previsione di crescita dello 0,6% del Pil, contro l’1,2% stimato dal Governo con il Documento di economia e finanza di metà aprile.

Forse andrà un po’ meglio, tenendo comunque conto che proprio nei due trimestri finali dell’anno si avvertirà l’ulteriore effetto di rallentamento del ciclo economico internazionale originato dalla Brexit. Anche nel caso si chiuda al livello dello 0,7-08% saremmo comunque largamente al di sotto del target programmato. Con quali effetti di trascinamento sul 2017? Questo è il vero problema, considerato che il quadro programmatico definito la scorsa primavera e sostanzialmente condiviso dalla Commissione Ue vedeva il Pil attestarsi all’1,4 per cento. Una volta ridefinito il quadro di riferimento, alla luce dei dati più aggiornati che proverranno dall’Istat, si potrà mettere in moto il convoglio della manovra vera e propria, che quest’anno arriverà in Parlamento attorno al 20 ottobre. Fin d’ora appare chiaro che senza nuovi margini di flessibilità da spuntare in sede europea sarà arduo mettere in campo una manovra “espansiva” in grado di provare a invertire l’attuale, debole ripresa.

La congiuntura politica europea pare propizia, considerate le urgenze cui far fronte (migranti e sicurezza in primis) e gli importanti appuntamenti elettorali in Francia e Germania fissati entrambi nel 2017. Non per questo si tratterà di una passeggiata. Stando all’interpretazione più “rigorista” del contenuto della Comunicazione sulla flessibilità del gennaio 2015, poiché l’Italia ha già fruito nel 2016 di uno “sconto” pari allo 0,75% del Pil (14 miliardi) non avrebbe più margini, poiché le clausole su riforme e investimenti si applicherebbero solo per un anno. Non è chiaro se in questo contesto potrebbe o meno essere invocata nuovamente la clausola relativa agli “eventi eccezionali”, e dunque alla nuova frenata dell’economia internazionale.

Al di la dei risvolti tecnici, la trattativa avverrà come già avvenuto quest'anno sul piano strettamente politico. E sarà decisivo per Matteo Renzi acquisire prima di tutto il via libera preventivo di Angela Merkel (se ne parlerà sia pure a livello informale nel trilaterale Renzi-Merkel-Hollande in programma il 22 agosto a Ventotene). Poi si tratterà di scegliere. La somma aritmetica di tutti gli impegni annunciati finora (e non vi era conteggiato il costo effettivo dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego) non pare totalmente compatibile con la necessità di garantire comunque che il debito pubblico cominci la sua fase di discesa dal 132,7% registrato lo scorso anno. Manovra espansiva sì ma con la massima attenzione all’andamento di questa fondamentale variabile, cui guardano i mercati prima ancora di Bruxelles.

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