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Tunisi ferma «terrorista» all’imbarco per l’Italia

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Tunisi ferma «terrorista» all’imbarco per l’Italia

Dopo l’appello diffuso martedì dall’Isis a colpire ovunque negli Usa e in Europa - con un primo riferimento diretto all’Italia - ieri è arrivata la notizia del fermo di un presunto terrorista tunisino pronto a salpare verso le coste italiane. La conferma è arrivata dal ministero dell’Interno tunisino: tra i sei sul punto di partire clandestinamente dalle isole Kerkennah (a 120 km da Lampedusa) verso l’Italia c’era anche un tunisino ricercato per terrorismo, classificato come «pericoloso» e in possesso di documenti falsi.

Il ministero non ha diffuso il nome, ma nel comunicato ha certificato che l’uomo apparteneva a una «organizzazione terroristica». Come gli altri cinque suoi compagni di un viaggio che non è mai avvenuto solo grazie all’intervento della Guardia nazionale marittima di Sfax, il terrorista è stato posto agli arresti in attesa di essere ascoltato dal giudice. La notizia materializza i timori che tra i barconi di disperati migranti possano infiltrarsi elementi jihadisti o criminali. La vicenda rischia di gettare benzina sul fuoco in un clima già incandescente. Anche perché si aggiunge alla notizia arrivata ieri dalla Germania: un giovane di 27 anni sospetto simpatizzante di Isis è stato arrestato dalla polizia tedesca a Eisenhuettenstadt, al confine con la Polonia nel land orientale del Brandeburgo, perché – ha reso noto il premier del land, Dietmar Woidke – stava preparando un attentato nella sua cittadina tra il 26 ed il 29 agosto, in coincidenza con la festa patronale locale.

Ieri in Italia a tenere banco è stata la polemica sul caso burkini tra Fi e Lega, da una parte e Ncd e il ministro dell’Interno Angelino Alfano, dall’altra. «Evitiamo che certi divieti siano interpretati come delle provocazioni capaci di innescare delle ritorsioni verso l’Italia. D’altra parte il modello francese di integrazione non ha dato grandi risultati», ha detto ieri Alfano che, pur annunciando nuove regole per l’Islam in Italia, ha detto di non voler sanzionare il burkini e di non voler seguire la linea francese. Il centrodestra, Lega in testa, ha attaccato, mentre Ap ha difeso la «scelta di libertà» del Viminale che affida alla singola sensibilità femminile la scelta se presentarsi anche in spiaggia bardata e coperta in ossequio alle norme dell’Islam. L’attacco più duro è arrivato dal leader leghista Matteo Salvini, ma ci sono state critiche anche da Fi e Cor (i fittiani). Il segretario leghista prima ha criticato («Alfano, incompetente, non difende le donne») e poi ha lanciato un appello a tutti i sindaci di città rivierasche affinché facciano quello che, tra le polemiche, è stato fatto in alcune città francesi e cioè vietare l’uso del burkini. In aggiunta Roberto Calderoli ha annunciato una sorta di legge quadro sull’Islam in Italia che punta, tra l’altro, a vietare il burqa e il burkini (ma anche ad avere un albo degli imam, un registro delle moschee e il reato di apologia della sharia). E in Lombardia c’è già chi chiede - con una mozione regionale - di escludere da subito l’uso del burkini nelle piscine.

Ma anche Fi, con approcci diversi, ha attaccato il ministro. «È molto pericoloso dire che le nostre leggi devono essere fatte in funzione del pericolo che i fanatici islamisti si offendano e dunque ci attacchino», ha spiegato Lucio Malan. «Guai - ha sottolineato il senatore criticando Alfano - a far capire che basta la minaccia sottintesa di attentati per farci cambiare leggi e abitudini». Per il Cor la vera provocazione è la scelta di Alfano di non vietare il burkini. Lo hanno detto Daniele Capezzone e Anna Cinzia Bonfrisco che, in particolare, ha spiegato: «La Francia scopre a sue spese gli errori di un pensiero prevalente nella sinistra europea. Se noi libereremo, con leggi severe, le donne immigrate dal burqa loro saranno il principale motore per l’isolamento del radicalismo islamico di cui sono le prime vittime».

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