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Dossier Così la corruzione colpisce l’economia

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Dossier | N. 40 articoliI rapporti della Fondazione Hume

Così la corruzione colpisce l’economia

Posizione nella classifica internazionale, percezione e cause. Il dossier sulla corruzione della Fondazione David Hume elaborato per il Sole-24 Ore è uno specchio fedele del malessere che sta divorando l’Italia più di altri Paesi avanzati.

Se considerate nell’arco di cinque anni, più corrotte dell’Italia ci sono infatti solo Grecia e Turchia. Italia e Grecia, in particolare, mostrano una dinamica degenerativa. Il 75% degli italiani - si vedano i due grafici sopra al titolo - ritiene, infatti, che la diffusione della corruzione nel nostro Paese sia aumentata negli

ultimi tre anni, mentre le aree più esposte alla contaminazione sono ritenute i partiti (68%), i politici (63%), i funzionari che decidono gli appalti pubblici (55%), quelli dei permessi edilizi (54%), quelli delle licenze commerciali, gli ispettori e il sistema sanitario (44%), le banche e le istituzioni finanziarie (40%) e le autorità fiscali (35%).

Poco sopra l’Italia si collocano Polonia, Messico, Ungheria e Repubblica Ceca. Bisogna salire più su, fino al Cile in quindicesima posizione, per sfiorare la media che la Fondazione Hume ha stimato per i Paesi Ocse.

Nessuna sorpresa nel constatare che i Paesi più virtuosi sono, ancora una volta, le quattro nazioni scandinave, Olanda, Svizzera e le ex-colonie inglesi insieme al Regno Unito (si veda la graduatoria nel primo grafico a lato).

Se l’arco temporale di analisi si allunga, i risultati non cambiano: dal 2000 al 2014 Spagna, Italia, Francia, Grecia e Ungheria sono andate di male in peggio, mentre Svizzera, Irlanda e Giappone hanno migliorato il trend.

L’analisi poggia su basi solide: i parametri e le informazioni qualitative di Transparency international e Banca mondiale, oltre all’indicatore sulla percezione della diffusione del fenomeno “distrazione di fondi pubblici” del World economic forum. Sono stati, tra l’altro, individuati i Paesi sempre nelle prime 10 posizioni nel 2007, 2010 e 2013 secondo tutti e tre gli indicatori (Paesi puliti) e i 10 sempre nelle ultime (Paesi corrotti). Sono sette sia le nazioni pulite che quelle corrotte. Tra le prime Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia, oltre a Nuova Zelanda, Svizzera e Olanda. Tra i corrotti figura invece l'Italia, con Grecia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Turchia e Messico.

Mal di burocrazia

Perché tanta differenza nei livelli di corruzione pubblica? La Fondazione Hume lo spiega grazie a tre indici: facilità nel fare impresa e apertura dei mercati; capitale sociale; infine, capitale umano.

Nella classifica della facilità nel fare impresa (secondo grafico a lato), l’Italia si colloca piuttosto indietro, con un valore inferiore alla media e ai principali Paesi di riferimento europei. Davanti a tutti c’è l’Irlanda che, per questo, negli anni passati ha registrato una forte crescita e più recentemente un consistente recupero dalla pesante crisi economica. Seguono ancora una volta i Paesi del nord Europa, il Regno Unito e le ex-colonie inglesi.

Quanto all’indice del capitale sociale (terzo grafico) – che aggrega il livello di fiducia generalizzata, la percentuale di donne che siedono in Parlamento e la diffusione di organizzazioni/associazioni della società civile – l’Italia si trova ancora ad avere un punteggio inferiore alla media dei Paesi Ocse. Quelli che hanno i punteggi più elevati e, dunque, maggiore dotazione di capitale sociale sono ancora quelli del nord Europa, oltre a Nuova Zelanda e Svizzera.

Anche la misura del capitale umano – generato dalla percentuale di studenti delle scuole primarie e secondarie che raggiungono o superano un livello base di abilità matematica e scientifica, accesso e qualità dell’istruzione e, infine, livello di istruzione della popolazione di 25 anni e più – colloca l’Italia nelle retrovie con Grecia, Portogallo, Cile, Messico e Turchia, mentre in testa ci sono Stati Uniti, Canada e Australia.

La percezione regionale

In tutta Italia, anche dove il problema sembra meno diffuso, i valori osservati sono sensibilmente superiori alla media europea rispetto ad altri due indicatori considerati (secondo grafico sopra al titolo): la percentuale di persone che ritiene che la corruzione sia un problema molto diffuso e la percentuale di chi pensa che il livello di corruzione sia aumentato negli ultimi tre anni.

La situazione è percepita più grave nel Mezzogiorno (Sud e Isole), con sette persone su dieci che pensano che la corruzione sia molto diffusa e otto su dieci che sia aumentata negli ultimi tre anni. Oltretutto nel Sud pesano moltissimo le mafie, vale a dire l’altro volto della corruzione in Italia. «La diffusione della corruzione nella società, nell’economia e nella politica - evidenzia a questo proposito la Fondazione Hume - esercita in Italia un effetto di attrazione sul crimine organizzato, che è quindi incoraggiato a partecipare allo scmabio corruttivo, generando un circolo vizioso che si autosostiene».

Con valori inferiori a quelli medi italiani si trova invece solo il Nord-Ovest, dove quasi uno su due ritiene che la corruzione sia molto diffusa e due su tre che sia comunque aumentata. Nel Nord-Est e nel Centro i due indicatori considerati mostrano valori intermedi, con una percezione di maggiore diffusione nel primo caso e di maggiore aumento nel secondo

Le cause

Capitale sociale e facilità d’impresa – si legge nel rapporto della Fondazione Hume – tendono a esercitare un effetto congiunto nel ridurre o nell’aumentare la corruzione percepita, ossia tendono a essere entrambi di buono o cattivo livello. Le eccezioni sono Corea, Giappone e Stati Uniti nei quali, mentre la migliore regolazione economica porta a una riduzione della corruzione, la minore dotazione di capitale sociale spinge nella direzione opposta.

Un’altra variabile significativa è il livello di benessere, misurato attraverso il Pil pro capite a parità di potere d'acquisto. Nei Paesi in cui il livello di ricchezza relativa è maggiore sembra essere minore la corruzione percepita.

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