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dai low cost ai traghetti scontati

Dai low cost ai traghetti scontati, il turismo italiano cerca l'onda lunga in autunno

Capri (Marka)
Capri (Marka)

Allungare l’onda. Dalle spiagge di Ischia in ottobre ai festival enogastronomici nell’entroterra della Sardegna. La vecchia sfida del turismo italiano torna in auge anche per il (dopo) estate 2016: attrarre e incrementare i flussi di visitatori fuori stagione, una macchina di introiti che fa ancora fatica a ingranare nella Penisola. Secondo dati Coldiretti, c’è già una quota di 3,5 milioni di italiani che ha scelto giugno per la quiete e i prezzi scontati rispetto ai picchi di alta e altissima stagione.

L’obiettivo è attivare un meccanismo simile dal 31 agosto in poi, con pacchetti ad hoc di prezzi vantaggiosi e servizi integrati per i visitatori che decidono di raggiungere coste, città d'arte e località montane con uno o più mesi di “ritardo” rispetto al periodo di maggiore intensità.

LA TOP DELLE DESTINAZIONI DEL TURISMO INTERNAZIONALE
Arrivi di visitatori internazionali in milioni tra 2014 e 2015. Italia a +4,4% (fonte: Unwto World Tourism Barometer)

Da Salerno al Trentino, come ti “destagionalizzo” il turismo
Le iniziative ci sono. Proprio a Ischia, Federalberghi e la compagnia di navigazione Medmar hanno rinnovato per il quarto anno di fila la propria offerta di tariffe scontate per i flussi di turisti da ottobre in poi: traghetto a 70 euro (-40%), andata e ritorno, per i visitatori che soggiornano in hotel sull'Isola per almeno due notti. La Regione Campania ha investito 800mila euro per Metrò del Mare, un servizio di collegamenti marittimi che salda il Cilento a mete ambite dai turisti stranieri (e italiani) come Costiera amalfitana e Capri. Il Trentino-Alto Adige ha sviluppato un’offerta che va dai centri benessere agli itinerari di degustazioni enologiche e turismo rurale. La Sardegna ha messo sul piatto 6 milioni di euro nel solo 2016 per investimenti sul canale aeroportuale: gli scali sardi saranno sfruttati come «vetrina» per guidare i turisti alla scoperta di destinazioni ed eventi che non si limitano alla vecchia logica del turismo da ombrellone (trekking, festival locali, eventi sparsi per l’Isola).

ARRIVI E PRESENZE INTERNAZIONALI IN ITALIA
Gen-Feb 2016 arrivi 4.422.878, presenze 15.315.970. *dati 2015 e 2016 provvisori (fonte: Istat)

Bastianelli (Enit): andare oltre il “monoprodotto
Al di là della promozione, però, la strategia dovrebbe reggersi su principio ben definito: la diversificazione del “prodotto”, l’apertura a rotte e periodi diversi ma compatibili con la natura del territorio. È la tesi di Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo di Enit (l’ente nazionale italiano per il turismo): «Bisogna andare oltre la logica del “monoprodotto”. In questo momento vincono le aree che sanno diversificare la propria offerta – spiega Bastianelli al Sole 24 Ore - Qualche modello? Il Trentino-Alto Adige, con la sua proposta di soggiorni di benessere; la Puglia, che ha saputo svincolarsi dal “solo” turismo balneare; la Sardegna sta seguendo un percorso simile, anche se resta penalizzata da un gap notevole nelle infrastrutture relative ai trasporti». Secondo Bastianelli, si tratta di valorizzare il «potenziale inespresso» di regioni e province che si sono sempre limitate al proprio business tradizionale. Da un lato c’è la già citata diversificazione. Dall’altro ci sono i ritorni di visibilità e flussi favoriti dall’organizzazione di eventi, congressi e iniziative “extra-turistiche”. «Insomma, quello che dovrebbero fare le località è essere vivaci: ci sono coste, come l’Emilia-Romagna, dove le persone non sono attratte dalla bellezza del mare ma dal divertimento, i centri per la cura del corpo, gli eventi sportivi e musicali. Fattori che influiscono sulla destagionalizzazione».

Gli handicap: infrastrutture e costi
È chiaro: l’Italia può giocarsi carte in più, come l’enorme (ed eterogeneo) patrimonio della tradizione enogastronomica o lo scenario non proprio favorevole per l’industria di settore. L’instabilità politica sta incrinando il business di concorrenti decisivi, come l’Egitto, in favore di mete giudicate non a rischio: Grecia, Spagna e, appunto, Italia. Già il 2015 si è chiuso con un incremento di arrivi internazionali del 4,4%, con 50,7 milioni di arrivi e introiti per l’equivalente di quasi 40 miliardi di dollari.

Il trend potrebbe essere rinforzato proprio dalla “onda lunga” dell’autunno, magari con il potenziamento di linee low cost e servizi integrati. L’investimento da 1 miliardo di dollari di Ryanair, con la previsione di 44 tratte in più, è uno stimolo in più. Ma Ugo Picarelli, direttore di FareTurismo, invita a non sottovalutare due handicap come le infrastrutture e la «spada di Damocle» di contratti e costi fissi. «Oggi è importante arrivare in una destinazione in tempi rapidi. Ci sono città ben servite da linee low cost come Napoli e Brindisi, ma bisogna capire quali sono i collegamenti», dice Picarelli.

L’altro nodo da sciogliere sono gli incentivi. Le aperture extra in mesi come ottobre o novembre, almeno per le strutture ricettive balneari e marine, presentano l’incognita di costi fissi elevati a fronte di guadagni tutt’altro che sicuri. Interventi di decontribuzione potrebbero fornire un assist in più: «Se a ottobre ci sono turisti, perché non stare aperti? Il problema è che ci sono tanti limiti, a partire da contratti e costi – fa notare Picarelli - Degli incentivi potrebbero aiutare».

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