Allungare l’onda. Dalle spiagge di Ischia in ottobre ai festival enogastronomici nell’entroterra della Sardegna. La vecchia sfida del turismo italiano torna in auge anche per il (dopo) estate 2016: attrarre e incrementare i flussi di visitatori fuori stagione, una macchina di introiti che fa ancora fatica a ingranare nella Penisola. Secondo dati Coldiretti, c’è già una quota di 3,5 milioni di italiani che ha scelto giugno per la quiete e i prezzi scontati rispetto ai picchi di alta e altissima stagione.
L’obiettivo è attivare un meccanismo simile dal 31 agosto in poi, con pacchetti ad hoc di prezzi vantaggiosi e servizi integrati per i visitatori che decidono di raggiungere coste, città d'arte e località montane con uno o più mesi di “ritardo” rispetto al periodo di maggiore intensità.
Da Salerno al Trentino, come ti “destagionalizzo” il turismo
Le iniziative ci sono. Proprio a Ischia, Federalberghi e la compagnia di navigazione Medmar hanno rinnovato per il quarto anno di fila la propria offerta di tariffe scontate per i flussi di turisti da ottobre in poi: traghetto a 70 euro (-40%), andata e ritorno, per i visitatori che soggiornano in hotel sull'Isola per almeno due notti. La Regione Campania ha investito 800mila euro per Metrò del Mare, un servizio di collegamenti marittimi che salda il Cilento a mete ambite dai turisti stranieri (e italiani) come Costiera amalfitana e Capri. Il Trentino-Alto Adige ha sviluppato un’offerta che va dai centri benessere agli itinerari di degustazioni enologiche e turismo rurale. La Sardegna ha messo sul piatto 6 milioni di euro nel solo 2016 per investimenti sul canale aeroportuale: gli scali sardi saranno sfruttati come «vetrina» per guidare i turisti alla scoperta di destinazioni ed eventi che non si limitano alla vecchia logica del turismo da ombrellone (trekking, festival locali, eventi sparsi per l’Isola).
Bastianelli (Enit): andare oltre il “monoprodotto”
Al di là della promozione, però, la strategia dovrebbe reggersi su principio ben definito: la diversificazione del “prodotto”, l’apertura a rotte e periodi diversi ma compatibili con la natura del territorio. È la tesi di Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo di Enit (l’ente nazionale italiano per il turismo): «Bisogna andare oltre la logica del “monoprodotto”. In questo momento vincono le aree che sanno diversificare la propria offerta – spiega Bastianelli al Sole 24 Ore - Qualche modello? Il Trentino-Alto Adige, con la sua proposta di soggiorni di benessere; la Puglia, che ha saputo svincolarsi dal “solo” turismo balneare; la Sardegna sta seguendo un percorso simile, anche se resta penalizzata da un gap notevole nelle infrastrutture relative ai trasporti». Secondo Bastianelli, si tratta di valorizzare il «potenziale inespresso» di regioni e province che si sono sempre limitate al proprio business tradizionale. Da un lato c’è la già citata diversificazione. Dall’altro ci sono i ritorni di visibilità e flussi favoriti dall’organizzazione di eventi, congressi e iniziative “extra-turistiche”. «Insomma, quello che dovrebbero fare le località è essere vivaci: ci sono coste, come l’Emilia-Romagna, dove le persone non sono attratte dalla bellezza del mare ma dal divertimento, i centri per la cura del corpo, gli eventi sportivi e musicali. Fattori che influiscono sulla destagionalizzazione».
Gli handicap: infrastrutture e costi
È chiaro: l’Italia può giocarsi carte in più, come l’enorme (ed eterogeneo) patrimonio della tradizione enogastronomica o lo scenario non proprio favorevole per l’industria di settore. L’instabilità politica sta incrinando il business di concorrenti decisivi, come l’Egitto, in favore di mete giudicate non a rischio: Grecia, Spagna e, appunto, Italia. Già il 2015 si è chiuso con un incremento di arrivi internazionali del 4,4%, con 50,7 milioni di arrivi e introiti per l’equivalente di quasi 40 miliardi di dollari.
Il trend potrebbe essere rinforzato proprio dalla “onda lunga” dell’autunno, magari con il potenziamento di linee low cost e servizi integrati. L’investimento da 1 miliardo di dollari di Ryanair, con la previsione di 44 tratte in più, è uno stimolo in più. Ma Ugo Picarelli, direttore di FareTurismo, invita a non sottovalutare due handicap come le infrastrutture e la «spada di Damocle» di contratti e costi fissi. «Oggi è importante arrivare in una destinazione in tempi rapidi. Ci sono città ben servite da linee low cost come Napoli e Brindisi, ma bisogna capire quali sono i collegamenti», dice Picarelli.
L’altro nodo da sciogliere sono gli incentivi. Le aperture extra in mesi come ottobre o novembre, almeno per le strutture ricettive balneari e marine, presentano l’incognita di costi fissi elevati a fronte di guadagni tutt’altro che sicuri. Interventi di decontribuzione potrebbero fornire un assist in più: «Se a ottobre ci sono turisti, perché non stare aperti? Il problema è che ci sono tanti limiti, a partire da contratti e costi – fa notare Picarelli - Degli incentivi potrebbero aiutare».
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