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Legge di stabilità, Boccia: «Servono scelte selettive, no…

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Meeting di Rimini

Legge di stabilità, Boccia: «Servono scelte selettive, no assalti alla diligenza»

  • –dalla nostra inviata

RIMINI. Interventi selettivi per puntare alla crescita e alla competitività del paese. Tenendo conto dei vincoli di deficit e del debito che restringono i margini di manovra. Proprio per questo per Vincenzo Boccia la prossima manovra che il governo si appresta a varare dovrà individuare le priorità che riporteranno l’Italia a crescere. Ne ha parlato a lungo il presidente di Confindustria, in colloquio a tu per tu con Bernhard Scholz, numero uno della Compagnia delle Opere, al Meeting di Rimini.

Ci aspettiamo scelte selettive puntiamo alla crescita
«Dal governo ci aspettiamo scelte selettive perché con questo debito pubblico abbiamo pochi margini di manovra. Dobbiamo fare poche cose intelligenti nell’interesse del futuro del paese». In una logica di corresponsabilità, ha sottolineato Boccia, che riguarda tutti. La strada da percorrere è quella di una politica dell’offerta. Per crescere: ed è un’Europa della crescita e non dell’austerity che Boccia auspica come risultato del vertice di Ventotene tra Renzi, Merkel e Hollande che si apre domani.

Evitare il rischio di assalti alla diligenza
«La torta la dobbiamo allargare insieme e poi dividerla. Evitando il rischio di assalti alla diligenza», ha sottolineato Boccia, rispondendo a una domanda dei giornalisti se stanziare 7 miliardi per il pubblico impiego possa essere eccessivo: con una manovra da 25 miliardi, è stato il suo ragionamento, «se se ne mettono 7 per i contratti pubblici e poi anche noi ci mettiamo qualcosa l’assalto alla diligenza si fa in un attimo. Dobbiamo essere corresponsabili, evitando questo rischio. Consapevoli che con la crescita si possono risolvere i problemi di debito e di deficit che ha il paese».

Politica dell’offerta e azione sui fattori orizzontali
Un approccio che Boccia ha ritrovato nelle parole del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, in cui ha individuato «aspetti interessanti»: politica dell’offerta, innanzitutto, e un’azione sui fattori orizzontali «che evita gli scambi», e non per settore, che Confindustria condivide. «Partire da una politica della domanda sarebbe un guaio per il paese. È importante, ma bisogna vedere come ci si arriva», ha aggiunto Boccia, rilanciando il circolo virtuoso dell’economia: più produttività, più investimenti, più ricchezza da distribuire. Detassando i premi di produttività, ha spiegato Boccia, si orientano i comportamenti delle imprese: bisogna fare in modo di allargare chi fa contrattazione di secondo livello, così da poter alzare i salari collegandoli alla produttività e riattivare la domanda rendendo contemporaneamente più competitivo il paese.

Recuperare produttività: siamo 30 punti sotto la Germania
È il modello tedesco avviato dall’ex cancelliere Gherard Schroeder, e che ha portato la Germania ad avere 30 punti di produttività in più rispetto a noi in questi ultimi 15 anni. Come l’effetto di una svalutazione. Occorre guardare al futuro, ha insistito Boccia, per superare quel senso di «ansietà e assuefazione» che è diffuso in Italia e che crea incertezza: «se guadagno di più, e sono ansioso, invece che spendere risparmio». Ecco perché Confindustria ha detto sì al referendum: oggi Boccia l’ha ripetuto, rispondendo alle domande di Scholz, «la nostra scelta è legata a questioni economiche, non politiche per assicurare stabilità e governabilità».


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