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Adeguamento sismico, obbligo a metà

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la falla nelle norme

Adeguamento sismico, obbligo a metà

Le case in muratura che si sono sbriciolate ad Amatrice e Accumoli ripropongono un copione noto, all’Aquila come in Umbria, come pure in Irpinia e in Friuli. E il rischio di assistere allo stesso spettacolo è alto. Ad oggi, infatti, non è obbligatorio l’adeguamento sismico degli edifici esistenti. È invece obbligatorio farlo in caso di interventi di ristrutturazione rilevante. Ed è obbligatorio applicare le norme sulle nuove costruzioni.

Sarebbe obbligatorio invece verificare edifici e infrastrutture definiti strategici, cioè quelli che in caso di calamità naturale devono restare in piedi per consentire di gestire le emergenze e assicurare il ricovero delle persone, come stadi, prefetture, ospedali, scuole. Questa attività era prevista da un’ordinanza della presidenza del consiglio dei ministri del 2004, ricorda Paolo Rocchi, ordinario di consolidamento degli edifici storici alla Sapienza, oggi fuori ruolo.

«Tra le altre cose - precisa appunto Rocchi - l’ordinanza del 2004 prevedeva verifiche sugli edifici strategici, tra i quali sono stati inclusi anche i beni culturali, come biblioteche o musei. Ma queste verifiche, che avevano anche una scadenza, in realtà non sono state fatte». Perché? «Perché se lei fa queste verifiche, e si accorge che l’edificio non è in regola, che fa, lo chiude? E quindi non le ha fatte nessuno».

Per i beni storici, spiega sempre Rocchi, le norme consentono, un intervento di “miglioramento” antisismico, più soft rispetto all’“adeguamento”. Possibilità che viene incontro ai numerosi casi in cui intervenire su un immobile storico significherebbe snaturarlo. Ma anche questa possibilità è obbligatoria solo in caso di manutenzione straordinaria.

Insomma, non c’è alcun obbligo. Eppure, assicura Rocchi, nella maggior parte dei casi i costi non sarebbero proibitivi. «Per mettere in sicurezza una casa in muratura di 100 mq basterebbero 40mila euro, mettendo tiranti, catene e fasciature. In questo modo l’edificio si rende, non dico totalmente antisismico, ma almeno in grado di evitare il crollo».

Interventi che peraltro sono anche coperti dal bonus fiscale del 65%, almeno fino al 31 dicembre di quest’anno, quando è prevista la scadenza naturale (a meno di ripensamenti).

Più in generale, le norme tecniche sulle costruzioni, anche a volerle applicare, non sono aggiornatissime. Il testo tecnico in vigore è ancora quello del 2009, aggiornato a luglio, proprio dietro la spinta del terribile sisma in Abruzzo. È prevista una revisione biennale, ma sul testo definito, faticosamente, nel 2012, il Consiglio dei lavori pubblici si è spaccato e la revisione si è arenata. È possibile, prevede Rocchi, che dopo quest’ultimo episodio, si riapra il “cantiere” delle norme tecniche. Peraltro il Cslp si è diviso proprio sulle norme per l’adeguamento antisismico degli edifici esistenti.

Risale al 2006 anche la mappa del rischio sismico, che classifica il territorio italiano in base alla potenza sprigionata dal probabile sisma. I comuni di Amatrice e di Accumoli e di Posta, per esempio, erano in aree classificate a livello 1, cioè dove c’è la probabilità di terremoti di massima magnitudo. Il comune di Arquata del Tronto, anch’esso gravemente danneggiato, era invece classificato un gradino più basso (livello 2).

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