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Amatrice, si spezza la facciata di S. Francesco

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Amatrice, si spezza la facciata di S. Francesco

Si riunirà oggi alle 11 il comitato di crisi nazionale dei Beni culturali - attivato ieri dal ministro Franceschini - per preparare l’operazione di monitoraggio dei monumenti che si trovano nelle aree colpite dal sisma. Dopo che la giornata di ieri è stata dedicata soprattutto a cercare di salvare le persone intrappolate sotto le macerie e a recuperare i corpi di chi non ce l’ha fatta, oggi si può pensare anche ai danni subiti dai beni culturali.

Un primo approssimativo elenco c’è già. Si sa che nei comuni più colpiti, anche diversi monumenti hanno riportato lesioni. Ad Amatrice, per esempio, risultano crolli nella trecentesca facciata della basilica di S. Francesco e nella chiesa di S. Agostino, eretta a ridosso delle mura antiche della città e che ha un portale tardo-gotico del 1428. Dal ministero dei Beni culturali confermano danni pure alle mura di Norcia e alla Chiesa di S. Benedetto. Lesionato il duomo di Urbino.

La mappa completa delle ferite al patrimonio, però, si avrà solo nei prossimi giorni. Perché i tecnici del ministero possano mettersi all’opera è, infatti, necessario aspettare la fine dello sciame sismico o almeno delle scosse più violente, così da consentire la sicurezza dei sopralluoghi. Di certo si tratta di centinaia di beni - mobili e immobili - da ispezionare. L’Istituto superiore per la conservazione e il restauro ha già messo a punto l’elenco dei siti di interesse culturale che ricadono nell’area colpita.

Nelle zone più lontane dall’epicentro del terremoto le prime ricognizioni sono state avviate già ieri e tra queste anche la valutazione dello stato di salute del Colosseo, visto che la scossa è stata avvertita pure nella capitale.

L’urgenza è intanto quella di evitare atti di sciacallaggio e per questo sono già operativi i carabinieri del Comando di tutela dei beni culturali. I militari dovranno preservare soprattutto i reperti che si trovano nelle chiese danneggiate, che è più facile risultino senza custodia.

La seconda esigenza - come ha spiegato ieri il segretario generale dei Beni culturali, Antonia Pasqua Recchia, che è anche a capo dell’unità di crisi nazionale - è di individuare i posti dove ricoverare i beni mobili che si trovano nei siti lesionati.

Il problema è stato già affrontato ieri a livello regionale dall’unità di crisi dei beni culturali del Lazio, che si è riunita sotto il coordinamento del segretario regionale, Daniela Porro. All’incontro erano presenti i rappresentanti dei Carabinieri del nucleo di tutela e diversi soprintendenti della Regione. Circa i possibili depositi, i Carabinieri hanno assicurato la verifica di spazi nelle caserme, mentre il soprintendente archivistico regionale ha già acquisito la disponibilità dell’archivio di Stato di Rieti per ricoverarvi il materiale archivistico e documentario e il direttore del polo museale del Lazio ha avviato la ricognizione dei musei che potranno mettere a disposizione spazi per depositare i reperti che arriveranno dalle zone terremotate. Altrettanto si farà nelle altre tre Regioni interessate dal sisma, che pure hanno riunito i comitati di crisi regionali.

La fase successiva sarà la rilevazione dei danni subiti dal patrimonio - compreso quello ecclesiastico - e a tal proposito l’unità di crisi laziale ha ravvisato l’opportunità di avviare convenzioni con le università perché possano assicurare, nell’opera di monitoraggio dei monumenti, il supporto di particolari figure tecniche, come gli ingegneri strutturisti.

Solo dopo si potrà passare alla fase di messa in sicurezza dei monumenti feriti e al loro recupero. Per questo ci vorranno, però, tempo e risorse. A L’Aquila si mise in moto una catena di solidarietà, a cui parteciparono fondazioni bancarie e altri privati. E, complice la vetrina del G8, anche diversi capi di Stato promisero - ma non tutti lo fecero - di “adottare” il restauro di un bene culturale.

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