C’è una guerra strisciante che si consuma all’ombra del Campidoglio: quella tra la nuova amministrazione Cinque Stelle e la gestione commissariale del debito monstre da 13 miliardi. L’ultimo duello, a distanza, riguarda il bando da 3,165 milioni di euro oltre Iva indetto il 2 agosto scorso dalla commissaria straordinaria Silvia Scozzese «per l’affidamento dei servizi di assistenza alla gestione commissariale attraverso un supporto tecnico-organizzativo» per un triennio. Sostegno ritenuto indispensabile per districarsi nel ginepraio dei numeri, redigere gli aggiornamenti semestrali del piano di rientro, analizzare i contenziosi. Come Scozzese ha ricordato in audizione alla Camera lo scorso aprile, manca «una ricognizione analitica e una rappresentazione esaustiva della situazione finanziaria da risanare antecedente al 2008», al punto che oggi «per il 43% delle posizioni presenti nel sistema informatico del comune non è stato individuato direttamente il soggetto creditore».
Serve insomma una solida “spalla” tecnica, dopo che si sono interrotti i contratti con le società Kpmg e XXI Aprile. Il termine per presentare domanda scade il 19 settembre. Ma in un colloquio con Il Sole 24 Ore (si veda il giornale di ieri), l’assessore capitolino al Bilancio Marcello Minenna ha “candidato” il Campidoglio: «L’amministrazione capitolina, il mio assessorato e la Ragioneria sono disponibili a fornire tutti i supporti di cui la gestione commissariale abbisogna per svolgere in maniera più efficiente la gestione del debito». Una disponibilità volta anche a «evitare un outsourcing che può ridurre le risorse finanziarie disponibili per la città». Come a dire: gli uffici capitolini sono più che adeguati. L’assessore ha anche ribadito l’auspicio che dal governo arrivi un impulso a riunificare le due gestioni del debito (alla Camera esiste già una proposta di legge presentata a marzo 2013 dal dem Marco Causi).
Per ora resta la «dialettica molto vivace», anche politica, tra comune e gestione commissariale, che paga interessi e cedole e rimborsa il capitale grazie a una dote di 500 milioni l’anno, 300 provenienti dallo Stato e 200 dall’Irpef record pagata dai romani . E sul debito sono aperte tre indagini: due della procura di Roma e una della procura regionale della Corte dei conti. Tutte nate da esposti presentati prima delle elezioni proprio da Minenna e dalla magistrata Carla Romana Raineri (oggi capo di gabinetto di Virginia Raggi), che erano stati entrambi chiamati a lavorare accanto al commissario Francesco Paolo Tronca.
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