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La nonna dei due terremoti nella new town dell’Aquila

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SFOLLATI

La nonna dei due terremoti nella new town dell’Aquila

Nonna Domenica. Nell’alloggio della new town dell’Aquila
Nonna Domenica. Nell’alloggio della new town dell’Aquila

Il funzionario del Comune dell’Aquila inforca gli occhialini da presbite e snocciola come un compunto impiegato british i numeri degli alloggi che ospitano le avanguardie degli sfollati di Amatrice.
Le sue informazioni colgono analogie di natura giornalistica. «Ci sono due cognati che si sono riuniti nella new town di Coppito. Uno si era fatto il terremoto dell’Aquila, l’altro è reduce da quello di Amatrice. Oppure, un fratello e una sorella: il primo reduce dal sisma aquilano, l’altra da Amatrice. Stanno a Roio, nei famosi Map, i Moduli abitati provvisori: fila 9 alloggio 11».

La collina di Roio è avvolta in una cascata di pini che sembra una foresta. Le casette, tanti piccoli chalet in fila indiana, sono circondate da campi appena dissodati e balle di maggese. Ad accoglierci in un modulo con cucina componibile e parquet immacolato è l’ultraottuagenaria Domenica Ciambrini, la recordman in famiglia dei terremoti: lei ha vissuto sia quello del 2009 che l’ultimo, recentissimo, di martedì notte. Giuseppina e Marino sono i figli di Domenica. La prima, con il marito ex agricoltore, due figli trentenni e mamma Domenica viveva ad Amatrice in una casetta a due piani di via Piersilvestro Leopardi. La lotteria che sceglie tra la vita e la morte estrae il bussolotto giusto. Tutti salvi, compresa la figlia, Marzia, che alle 3.40 serviva i sei clienti rimasti a tirar tardi al bar Patrizia di Corso Umberto. «Mi sono messa sotto un ombrellone con sotto i tavolini e ho aspettato che il terremoto finisse» racconta con calma olimpica. Mamma Giuseppina invece si torce le mani dal nervosismo. Ringrazia il funzionario del Comune («ho trovato una casa perfettamente pulita e ordinata») e scoppia a piangere: «Mio marito è rimasto su in paese a curare otto galline e sette jacchini. Mi sento in colpa, i miei compaesani dentro le tende e io al sicuro e al caldo in questa casa».

Nonna Domenica l’ascolta solo per educazione e comincia a elencare tutti gli ortaggi dell’orto che cura personalmente: cipolle, fagiolini, pomodori. Si sfoga: «Come farò senza le mie galline e il mio orto?». Poi si mette a elencare i tipi di cipolla e ne promette «una quota», così si dice in dialetto, ai funzionari del Comune. La regina della casa è lei, si capisce. Domenica prende coraggio ed esprime tutta la sua diffidenza di donna del Sud. Guarda la finestra del piano terra e rimprovera la figlia con una espressione dialettale. Il senso è chiaro: «Non sono abituata a dormire al piano terra: da questa finestra chiunque può saltare dentro la camera da letto».

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