
L’Unione europea è pronta ad attivare il Fondo di solidarietà (Fsue) a sostegno della ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto nel Lazio e nelle Marche. Le risorse del fondo (gestito dalla Dg Politiche regionali, la stessa che amministra i fondi strutturali) potranno essere utilizzate solo per coprire i danni non assicurabili, riferibili quindi ai primi soccorsi, alle infrastrutture e ai beni culturali. Le risorse, dunque, non possono essere utilizzate per risarcire i danni subiti dai privati.
Per quanto sia ancora prematuro parlare di cifre, sulla base del regolamento del fondo si può dire con certezza che l’importo massimo di cui l’Italia e in particolare le due regioni potrebbero beneficiare non potrà superare i 354 milioni di euro, 30 dei quali possono essere anticipati immediatamente, senza aspettare che le procedure di accertamento dei danni e di approvazione dell’aiuto siano completate.
Le dimensioni dell’aiuto, tuttavia, potranno essere definite solo dopo che il Governo italiano avrà quantificato i danni totali provocati dal terremoto. La richiesta di intervento a Bruxelles dovrà essere presentata entro il 9 dicembre, 12 settimane dal sisma. L’importo viene calcolato in percentuale sull’ammontare dei danni accertati, con un meccanismo di ponderazione che tiene conto anche delle diverse capacità di ciascuno Stato membro di sostenere i costi.
Il fondo di solidarietà europeo è intervenuto sia per il terremoto dell’Aquila nel 2009 che per quello in Emilia nel 2012. Si è trattato dei due interventi di gran lunga più rilevanti tra gli oltre 71 realizzati da quando l’Fsue fu istituito nel 2002 in seguito alle inondazioni in Germania. Per l’Abruzzo ha donato quasi 494 milioni di euro e per l’Emilia 670 milioni. A prescindere dalla valutazione dei danni, il contributo per Amatrice e gli altri comuni colpiti sarà sicuramente inferiore anche perché dal 2014 è stata fissata una soglia massima per ciascun intervento, appunto a 354 milioni di euro, pari a due terzi della dotazione annuale che attualmente è di 531 milioni. Questo per evitare che le risorse si prosciughino in un colpo solo e lasciare, dunque, un margine di disponibilità per il resto dell’anno.
Oltre che per l’emergenza e l’assistenza immediata alle persone sfollate, i soldi europei - spiegano fonti della Commissione - potranno essere spesi per ripristinare strade, acquedotti, reti elettriche, del gas e linee telefoniche o di trasporto. Sono utilizzabili anche per la messa in sicurezza di altre infrastrutture come argini o dighe, per proteggere il patrimonio culturale. Le modifiche del regolamento introdotte nel 2014 hanno portato anche un’altra novità: gli Stati che beneficiano de gli aiuti del fondo di solidarietà devono attuare misure di prevenzione per contenere i danni provocati dalle calamità naturali. Inoltre, richieste di aiuto da parte di Stati che hanno ripetutamente violato rilevanti regole europee, potranno essere responte dalla Commissione.
Per le imprese e i privati in genere le regioni potranno utilizzare gli altri fondi europei.