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Quel fisco emergenziale che complica l’emergenza

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L'Analisi|i soccorsi e la ricostruzione

Quel fisco emergenziale che complica l’emergenza

All’emergenza del terremoto non si può rispondere con l’emergenza delle regole. Ancora una volta, dopo un disastro naturale, ci si trova a fare i conti con l’assenza di una normativa nazionale che stabilisca, senza sorprese o dimenticanze, il rinvio delle scadenze tributarie e contributive.

Così il Consiglio dei ministri, tra le misure di sostegno ai territori colpiti dal sisma, ha chiesto al ministero dell’Economia di adottare il decreto di differimento dei tributi per i residenti nei Comuni nei quali il terremoto del 24 agosto ha provocato danni strutturali di gravità tale da impedire l’assolvimento degli obblighi fiscali da parte dei cittadini e delle imprese. L’esperienza passata è piena di “pasticci”. Senza scomodare la vicenda dei rimborsi delle tasse dopo il terremoto del 1990 in Sicilia, ancora oggetto della legge di Stabilità del 2015, il Dl enti locali (legge 160/2016) pochi giorni fa ha disposto la (terza) proroga del termine entro il quale le imprese terremotate dell’Emilia-Romagna (eventi di maggio-giugno 2012) devono restituire il denaro che lo Stato ha prestato loro per pagare le tasse. In quell’occasione le tasse vennero sospese per i pagamenti di giugno 2012 ma ripristinate a dicembre dello stesso anno. E se con il terremoto dell’Aquila si ottenne la cancellazione dell’imposta (decisione poi contestata dalla Ue), per l’Emilia no. Stanti le difficoltà dei contribuenti, lo Stato prestò soldi a se stesso, attraverso Cdp, circa 700 milioni (il dato è riferito solo alle imprese) , per garantire la copertura del bilancio e poi chiederne la restituzione rateale alle aziende. Che, però, ancora combattono con le rate

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