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I giovani, la bambola per Giorgia, il rito sobrio per «ridare vita…

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l’OMELIA di mons. d’ercole

I giovani, la bambola per Giorgia, il rito sobrio per «ridare vita alla comunità»

Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, abbraccia una parente di una vittima del terremoto ( Reuters)
Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, abbraccia una parente di una vittima del terremoto ( Reuters)

Un palazzetto stracolmo quello nel quale ad Ascoli Piceno dove si sono svolti i funerali di 35 delle 50 vittime marchigiane, la 50esima annunciata dal pulpito dallo stesso Vescovo di Ascoli, Monsignor Giovanni D’Ercole.

Hanno voluto partecipare i feriti, ricoverati nell’adiacente ospedale Mazzoni. Sono arrivati con ancora evidenti i segni delle conseguenze della scossa del 24 agosto: qualcuno sulla sedia a rotelle, qualcun altro con fasciature e gessi. Sedia a rotelle e piede fasciato anche per la zia di Giulia, morta abbracciata alla sorella Giorgia, sopravvissuta e ricoverata al Mazzoni. A lei il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto regalare una bambola nel giorno del suo quarto compleanno, durante la visita in ospedale subito dopo i funerali.

Quasi impossibile far entrare tutti
E hanno voluto partecipare amici e parenti da Arquata del Tronto e Pescara del Tronto, i due paesi marchigiani maggiormente danneggiati, arrivati con gli autobus dalla tendopoli. Quasi impossibile far entrare tutti, tanto che non è mancato qualche momento di tensione con il cordone di sicurezza che non voleva lasciar passare quanti non avessero fatto richiesta.

“Il sisma è un boia notturno venuto a strapparci di dosso la vita. La nostra terra però è popolata di gente che non si scoraggia”

monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli 

Provenienti da paesini che si immagina abitati prevalentemente da anziani, a stupire la presenza di tanti giovani. Che si abbracciavano, accarezzavano, confortavano, che si raccontavano per l’ennesima volta l’esperienza vissuta. E che ora dicono che a Pescara e Arquata non ci vogliono più tornare, per loro non c’è futuro. Giovani come le decine di scout e volontari di tante associazioni, lì per accompagnare i familiari delle vittime un po’ disorientati, per distribuire acqua e panini in una giornata buona per andare al mare e non per piangere. Ed è soprattutto ai giovani che si è rivolto il Vescovo: «Bisogna ridare vita alle nostre comunità», li ha incitati. «Il sisma è un boia notturno venuto a strapparci di dosso la vita. La nostra terra però è popolata di gente che non si scoraggia».

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35 le bare allineate di fronte all’altare, di cui due bianche, quella di Giulia e quella di Marisol, 18 mesi, la vittima più giovane del sisma. Sua madre era scappata dell’Aquila dopo il terremoto del 2009. Sulle due bare orsetti e peluche, ripresi da telecamere arrivate da ogni parte del mondo, anche da Giappone e Stati Uniti.

Renzi: «Tornerò a telecamere spente»
Dopo la funzione, svoltasi in un clima sobrio e composto come sobria e composta è questa gente di montagna, il presidente del Consiglio si è intrattenuto a lungo con i familiari delle vittime. «Io vi aiuterò ma voi ditemi cosa è meglio per voi», ha detto. «Tornerò a telecamere spente».

Grasso: «Prevenire perché non accada mai più»
Ha fatto invece cenno alle polemiche di questi giorni sugli edifici crollati nonostante recenti ristrutturazioni il presidente del Senatore Piero Grasso, intervenuto con la presidente della Camera Laura Boldrini: «Prevenire perché non accada mai più».

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