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Geologi, ingegneri e architetti per mettere in sicurezza i fabbricati

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PROFESSIONISTI

Geologi, ingegneri e architetti per mettere in sicurezza i fabbricati

Nella foto il campanile centrale ad Amatrice (LaPresse)
Nella foto il campanile centrale ad Amatrice (LaPresse)

«Lo sa perché durante un terremoto una casa può essere distrutta e quella accanto restare in piedi? Perché il terreno non è omogeneo. Da questo bisogna ripartire quando si parla di ricostruzione e di messa in sicurezza». Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, parla chiaro: «Bisogna studiare il terreno su cui costruire, prima di tutto». I geologi ci avevano provato già anni fa: nel 1988 era partito il progetto Carg per il rifacimento delle carte geologiche di tutta l’Italia. «Progetto che è stato abbandonato a metà strada». Adesso che la microzonizzazione sismica torna tra le priorità del Paese i geologi sono pronti a fare la loro parte. «Lo studio del suolo e la messa in sicurezza degli edifici sono fondamentali: si è visto a Norcia dove il terremoto ha fatto pochi danni perché erano stati eseguiti interventi dopo il sisma del 1997».

Curare gli edifici “malati”, quindi. «Ma per farlo è prima necessario fare delle analisi, come si fa con le persone», spiega Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri. Ecco perché è allo studio l’introduzione del fascicolo del fabbricato, una sorta di cartella clinica degli edifici che permetterà di diagnosticare eventuali problemi e di risolverli. «La messa in sicurezza degli edifici chiamerà in causa gli ingegneri» spiega Zambrano che aggiunge: «Dal 2001 la riforma del corso di laurea in ingegneria ha diviso i professionisti in “classi”. Quelli appartenenti alla prima classe, ossia gli ingegneri civili e ambientali, sono i più adatti a questo tipo di lavori». Sull’albo degli ingegneri è possibile scoprire a che classe appartiene un professionista. «Va ricordato - sottolinea poi - che da tre anni i professionisti sono obbligati a sottoscrivere un’assicurazione e a fornire un preventivo al cliente». Il Consiglio degli ingegneri sta pensando di introdurre una “specializzazione” in strutture che si potrà conseguire attraverso master, corsi o con la certificazione dell’esperienza lavorativa.

Anche gli architetti parteciperanno attivamente alla ricostruzione e alla messa in sicurezza degli edifici: «Nei prossimi giorni partiranno le verifiche di agibilità sulle case rimaste in piedi - spiega il presidente del Consiglio nazionale degli Architetti, Giuseppe Capocchin -. A questi sopralluoghi parteciperanno anche alcuni architetti specializzati. Si tratta di professionisti che hanno frequentato un corso di 70 ore organizzato dalla Protezione civile».
«Ogni professione ha sue competenze e caratteristiche - spiega Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati - la nostra caratteristica è quella di essere radicati sul territorio. Le famiglie si rivolgono ai geometri per tutte le problematiche legate alla casa. Il nostro è un ruolo di indirizzo, siamo i primi a essere consultati dai cittadini. Laddove non possiamo intervenire, ci occupiamo di indirizzare le famiglie da altri professionisti, come geologi, ingegneri o architetti. Anche dopo questo sisma saremo a disposizione per consentire la ricostruzione e la messa in sicurezza».

Il post terremoto vedrà impegnati anche i chimici: «Il nostro ruolo - sottolinea la presidente del Consiglio nazionale, Nausicaa Orlandi - può risultare particolarmente significativo nell’attività di monitoraggio su una serie di aspetti correlati alla gestione delle emergenze causate dal terremoto, a partire dall’inquinamento delle falde acquifere e controllo dell’acqua, dell’aria a causa di polveri, ai rischi di contaminazione ambientale».

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