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Imprese, colpita la vocazione agricola

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Imprese, colpita la vocazione agricola

  • –Marta Paris

È tra le 1.500 aziende agricole e zootecniche del cuore verde del Paese che a sei giorni dal sisma si stanno contando i danni maggior. Ed è qui che servirà in tempi rapidi un’azione coordinata tra istituzioni locali e nazionali «per mantenere vive le vocazioni economiche di questi territori. Zone fragili dove il settore primario e il turismo di nicchia tengono in vita le comunità, perché tolte Amatrice e Norcia che sono note anche per altri motivi, gli altri piccoli comuni vivono di paesaggi», sottolinea l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Anna Casini, all’uscita, ieri sera, dall’incontro che si è svolto nel Centro operativo misto di Arquata del Tronto con i suoi omologhi del Lazio, Carlo Hausmann, Dino Pepe per l’Abruzzo e Fernanda Cecchini per lUmbria.

«Le quattro regioni terremotate hanno un territorio molto omogeneo dal punto di vista economico – ricorda Casini – fatto di agricoltura di qualità, zootecnia, forestazione, agriturismo, che sono garanzia di identità stessa e di manutenzione ambientale di queste zone tra i Sibillini e i Monti della Laga. Ci muoveremo da subito tutti in modo sinergico per verificare nei nostri Psr la possibilità di attivare la misura numero 5 che riguarda proprio le calamità naturali e per ricostruire nel più breve tempo possibile il potenziale produttivo mancante. E incontreremo a stretto giro il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina».

Numeri sulle aziende agricole direttamente danneggiate ancora non ci sono, «ma entro un paio di giorni sarà fatto un primo screening per valutare gravità e interventi più urgenti», assicura l’assessore Casini riferendosi alle Marche. Regione dove i danni più cospicui non sono quelli diretti bensì gli effetti indiretti causati dalla paura e arrivati fino al mare: «Tra San Benedetto del Tronto, Porto d’Ascoli e Grottammare il 95% delle prenotazioni alberghiere sono state disdette», afferma Roberto Paoletti, direttore di Confcommercio Ascoli, che stima circa 200 attività danneggiate sul versante piceno. «La nostra priorità ora – aggiunge Paoletti – è la raccolta di fondi per far rinascere e valorizzare i centri storici distrutti, pensiamo anche al restauro di un museo locale, per fare da volàno alla ripresa del turismo». Intanto i sindacati si stanno muovendo per attivare gli ammortizzatori sociali e supportare le centinaia di lavoratori del pubblico rimasti a casa perché ospedali e comuni sono inagibili.

Nel Lazio a pagare un prezzo altissimo sono i 600 allevamenti intorno ad Amatrice che contano quasi 6mila capi tra ovini e bovini, vocazione economica del territorio. Il 90% delle stalle è lesionato. «Sicuramente nei prossimi giorni si potrà capire meglio l’entità dei danni, ma certo stiamo parlando di diversi milioni di euro, i danni sono soprattutto strutturali» spiega il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ieri nelle zone colpite dal sisma. Attivata un’unità di crisi per affrontare subito i problemi di fornitura di energia elettrica e acqua potabile. «Queste attività non possono fermarsi e ora si tratta di creare le condizioni per il dopo, ci stiamo muovendo aumentare il più possibile la liquidità in mano alle aziende» puntando soprattutto sullo sblocco delle risorse comunitarie. Potendo contar già sull’anticipo di 5 milioni ottenuto dal ministro Martina.

Sono invece risucite a non fermare la produzione le due imprese tra le maggiori della zona, il salumificio Sano, ad Accumoli (11 milioni di fatturato e 30 dipendenti) e il Caseifico Petrucci ad Amatrice. «Queste aziende - spiega Rosalia Martelli, direttore di Unindustria Rieti - sono realizzate con determinati criteri e quindi hanno subito danni ma si stanno già attrezzando per risolvrerli, in parte sono stati già ripristinati».

Difficile anche per la Cna quantificare al momento i danni. Nei due comuni ci sono 436 aziende (di cui quasi 200 agropastorali), il 2,9% della provincia. Molti opifici distrutti ma la devastazione ha fermato anche chi potrebbe continuare l’attività. «Sosterremo i lavoratori chidendo la proroga della Cig n deroga- dice Enza Bufacchi direttore di Cna Rieti - ma serve subito un progetto di ricostruzione con modalità più rapide facendo delle conferenze di servizio permanenti. Partendo dalla rimozione delle macerie ricorrendo innanzitutto alle imprese locali che hanno la qualificazione adeguata».

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