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Al palo la rivoluzione sulle partecipate

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raffica di dimissioni

Al palo la rivoluzione sulle partecipate

Agf
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Con la decapitazione dei vertici di Atac e Ama, rischia una pesante battuta d’arresto la rivoluzione annunciata da Virginia Raggi sin dalla campagna elettorale: quella sui trasporti e sui rifiuti, «i temi più sentiti dai romani». Ma anche, più in generale, quella sulle partecipate di Roma Capitale: una nebulosa che costa al comune 1,67 miliardi (cifra certificata dal commissario Francesco Paolo Tronca, da cui è esclusa Acea, multiutility dell’acqua e dell’energia detenuta al 51% perché quotata in borsa) intorno alla quale gravitano posti di lavoro, servizi e interessi. A pesare per più dell’80% su questo bilancio sono proprio trasporti e gestione dei rifiuti con Atac che assorbe 609,7 milioni e Ama 834,7 milioni.

Al dossier si era messo subito al lavoro l’ormai ex assessore a Bilancio, patrimonio e partecipate, Marcello Minenna, che aveva sfornato insieme alla capo di gabinetto Carla Romana Raineri il primo tassello del cambiamento: la riforma della governance, con l’addio ai Cda e il passaggio per tutte le società all’amministratore unico, affiancato, ove fosse servito, da un direttore generale. Avrebbe dovuto andare in giunta la scorsa settimana, ma era slittata. I dissidi interni già serpeggiavano, la sindaca aveva chiesto approfondimenti tecnici. Dopo la governance, come anticipato al Sole 24 Ore, Minenna aveva intenzione di procedere a dismissioni, sinergie per realizzare economie di scala e accorpamenti per aree funzionali: trasporti, rifiuti, incassi e cultura. Ieri Minenna ha diffuso una sintesi degli interventi effettuati e in cantiere, tra cui quello di chiudere gli sportelli Equitalia per trasformare Aequa Roma nell’azienda deputata alla gestione della riscossione in house. Ora viene meno la regìa politica, con effetti a catena.

Su Ama era già stato archiviato il nodo dei nuovi vertici, con Alessandro Solidoro amministratore unico e di Stefano Bina Dg. Solidoro, voluto da Minenna, ha coerentemente lasciato e reggerà l’azienda per la gestione ordinaria fino all’avvicendamento. Recita la nota di Ama: «Ha ritenuto venute meno le condizioni per l’incarico affidatogli». Bina, nominato con il placet della Casaleggio Associati, resta al suo posto. Ma senza timone, con il nuovo piano impianti da presentare entro dicembre (dopo la chiusura nel 2013 della maxidiscarica di Malagrotta di proprietà di Manlio Cerroni) e con l’inchiesta della procura di Roma che pende sul capo dell’assessora Paola Muraro, la strategia rifiuti zero arranca. La differenziata a fine 2015 era sotto il 45 per cento. E sulla municipalizzata da 7.800 dipendenti e che ha chiuso gli ultimi due esercizi in utile (278mila euro nel 2014 e 893mila euro nel 2015) pesano debiti per oltre 600 milioni.

Ancora più delicata la questione trasporti. L’amministratore Armando Brandolese e il dg Marco Rettighieri si sono dimessi per motivi diversi da Solidoro. «Da tempo siamo in difficoltà finanziarie evidenti», ha spiegato Brandolese. «È stato negoziato un contratto di finanziamento con banche basato su un piano industriale elaborato con fatica e che guarda fino al 2019. Uno dei pilastri era la previsione di dismissione di alcuni immobili non strumentali che avrebbe portato una serie di benefici per 95 milioni. Ma la nuova amministrazione ci ha detto che era del tutto contraria. E questo ci ha messo in crisi perché il piano non era sostenibile». Rettighieri, dal canto suo, ha indicato come goccia che ha fatto traboccare il vaso «l’ingerenza» dell’assessora Linda Meleo, in particolare l’interessamento per il funzionario Federico Chiovelli, vicino ai Cinque Stelle, rimosso da responsabile della ferrovia Roma-Viterbo.

Il piano di riorganizzazione di Atac, che conta 11mila dipendenti, adesso rimane sospeso. Era partito a luglio 2015 con una ricapitalizzazione da 180 milioni articolato in due fasi. Il debito, quasi 1,7 miliardi a fine 2013, è arrivato a fine 2015 a 1,35 miliardi. La perdita è stata di 79,1 1milioni, con un trend in flessione a 40,3 nel 2016 per poi azzerarsi nel 2017. Il tutto per alimentare un piano di investimenti da 430 milioni nel 2016-18 per potenziare l’offerta di mezzi pubblici. Chiunque sostituirà Minenna avrà un compito difficile. La holding del comune di Roma si compone di una trentina di organismi strumentali partecipati. Dove il comune deve “fare pulizia”.

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