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#Fertilityday, la bocciatura di Renzi: per fare figli non servono…

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#Fertilityday, la bocciatura di Renzi: per fare figli non servono cartelloni

«Non sapevo niente di questa campagna», il “fertility day”. Dopo la polemiche che hanno fatto seguito all’iniziativa del ministero della Salute, il premier Matteo Renzi prende le distanze e sottolinea: «La mia opinione è che se vuoi creare una società che torna a fare i figli devi creare situazioni strutturali come asili nido, tempi di lavoro delle famiglie, servizi. Le società dove c’è un trionfo di passeggini lo fanno non perché c’è campagna dietro, ma perché ci sono queste misure». E aggiunge: «Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perché vede un cartellone pubblicitario».

Ieri la polemica, anche aggressiva, è montata in rete dopo che sono circolate alcune immagini della campagna pubblicitaria lanciata dal ministero della Salute per il prossimo 22 settembre: il #fertilityday. Al coro “contro” si sono unite anche voci come quella di Roberto Saviano e di Michela Murgia: gli slogan scelti «insultano le donne». La ministra Beatrice Lorenzin, dal canto suo, si difende: «Lo slogan del Fertility Day è “conoscere per essere libere di scegliere”, non è nostra intenzione fare una campagna per la natalità ma fare prevenzione perché l’infertilità è una questione di Salute Pubblica. È un problema in crescita che riguarda sia gli uomini che le donne. È stata individuata la necessità di informare le persone perché è emerso che spesso manca la consapevolezza dei tempi della fertilità, che varia a seconda delle età».

Motivazioni valide, che hanno trovato, però, una messa in pratica discutibile tanto che in molti hanno ribadito la necessità di fare informazione partendo dalla scuola sui temi della fertilità. Certo un’iniziativa spot non può essere la soluzione a una natalità italiana scesa ai minimi storici nel 2015 dall’Unità d’Italia.

Contro l’iniziativa si sono schierati anche gruppi di psicologi, che spiegano come la campagna possa essere un boomerang: per apportare un cambiamento in un sistema complesso (come quello umano), più che aumentare la spinta nella direzione desiderata (cosa che aumenta la tensione nel sistema e può produrre resistenza al cambiamento) occorre ridurre le resistenze. Vale a dire, risolvere i problemi che stanno alla base della bassa natalità. L’età media delle mamme si è alzata a 31,6 anni? Probabilmente si spiega con una crescente instabilità lavorativa e quindi finanziaria, senza contare che ieri l’Istat ha annunciato un’occupazione giovanile in Italia al 39,2%. A questo si aggiunga che in Italia una donna su quattro lascia il lavoro dopo il primo figlio e spesso non per scelta volontaria.

Per affrontare la questione, come merita, sarebbe necessario un tavolo di lavoro che riunisca la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, la ministra per le Pari Opportunità Maria Elena Boschi, il ministro per la Famiglia Enrico Costa e il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Come proposto su Alley Oop Il Sole 24 Ore.

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