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I quartieri? Riscoperti grazie a Facebook. A Milano il caso…

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IL CASO

I quartieri? Riscoperti grazie a Facebook. A Milano il caso «social street»

Le Social Street di Milano a settembre entrano nella fase della maturità: avranno infatti un primo riconoscimento ufficiale da parte dell'amministrazione comunale quando l'esordiente, nella nuova giunta, Assessorato alla Partecipazione organizzerà un Forum a loro dedicato. Si terrà una giornata di incontro e di confronto con gli amministratori e gli iscritti delle pagine Facebook, circa 27mila, che vorranno partecipare, per un momento di condivisione delle richieste delle zone da loro rappresentate. Sarà il compimento della mutazione genetica delle social street intese nella loro funzione di segnalazione dei problemi di quartiere e nel ruolo di partecipazione attiva attraverso proposte e idee di intervento in quelle aree comuni che poi l'amministrazione e i municipi potranno sviluppare.

Sarà una svolta per le social street, attualmente più di 70 ma in costante aumento, dal traffico eterogeneo - talune hanno migliaia di iscritti, altre poche decine - e dalla funzione diversa: alcune poco più che bacheche, altre evolutesi da piazze virtuali a piazze reali di confronto politico. Questa evoluzione e maturazione delle social street non poteva che interessare le istituzioni, proprio per la loro caratteristica di prossimità e radicamento sul territorio tale da essere considerate come fonti attendibili dello stato dei problemi di Milano. A contribuire alla transizione delle social street da puro intrattenimento a quello impegnato è stato anche il fenomeno delle “Stories” in grado di ricreare quella rete sociale laddove la socialità era in via di estinzione.

Come si è visto, è stato un contributo importante sotto il profilo dell'aggregazione spontanea in città come espressione di una ricaduta reale della connessione in rete. Con le “Stories” infatti si è innescato uno “sharing” di informazione e competenze che andava ben oltre la cronaca spicciola della propria vita, collocandola a un livello di bene comune della città. Sono momenti che possono essere utilizzati per scambiarsi informazioni di servizio anche tra persone che non si conoscono, specie nei periodi di ferie, per condividere l'idraulico di fiducia o il negozio ancora aperto e altro ancora. A seguito di un primo contatto in rete può succedere che i membri della social street decidano in modo spontaneo e informale di incontrarsi di persona.

È quello che accadrà in modo più sistematico e istituzionale a settembre col primo Forum, per stipulare un patto di collaborazione tra Comune e le Social Street in grado di esercitare una pressione politica sulla amministrazione comunale, come già è successo con i comitati di quartiere. Con la nascita dei municipi, che hanno più deleghe sul territorio delle vecchie zone, è naturale coinvolgere il più possibile chi vive e conosce davvero ogni singolo spaccato di vita della città. Senza temere che le social street perdano in spontaneità perché, come cantava il milanese doc Giorgio Gaber, «Libertà è partecipazione».

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