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Renzi: il referendum non riduce la democrazia

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Renzi: il referendum non riduce la democrazia

  • –Emilia Patta

ROMA

«Il sito www.bastaunsi.it riprende oggi la campagna elettorale dopo una settimana di lutto». Così, dopo una settimana di sospensione per il sisma che ha colpito l’Italia centrale, Matteo Renzi annuncia nella sua e-news la ripresa dell’attività del comitato “Basta un sì” in favore della riforma del Senato e del Titolo V sulla quale gli italiani si esprimeranno con il referendum di novembre (la data precisa sarò stabilita dal Consiglio dei ministri a metà settembre). E il premier e segretario del Pd ne approfitta per rispondere indirettamente alle critiche rivoltegli dagli esponenti della minoranza del Pd nelle ultime ore, in primis l’ex premier Massimo D’Alema attivissimo sul fronte del No. «Questo referendum non riduce gli spazi di democrazia - scrive Renzi - come qualcuno vorrebbe far credere: più semplicemente riduce le poltrone, senza toccare minimamente il sistema dei contrappesi. Basta leggere il quesito referendario per rendersene conto. Ma perché questo messaggio passi a tutti i nostri concittadini occorre l’impegno personale di ciascuno di noi. Basterà dire la verità e raccontare il merito del referendum. Se vince il No rimane tutto come adesso. Se vince il Sì finalmente si cambia. Si rende il Paese più semplice. E io dico anche più giusto».

La campagna referendaria non sarà semplice per Renzi e per il governo. I primi sondaggi post ferie estive confermano una forte politicizzazione del voto referendario e ancora una leggera prevalenza dei No. Decisivo, dicono i sondaggisti, sarà il voto di chi si dichiara di centrodestra, ancora molto incerto sul fronte riforme. La campagna entrerà nel vivo con il comizio di chiusura di Renzi alla Festa nazionale dell’Unità di Catania l’11 settembre. Ma il premier, temendo un voto di tutte le opposizioni contro di lui, continua nella strategia della depoliticizzazione del voto (è di pochi giorni fa il tentativo di sdrammatizzare dicendo che in ogni caso, che vincano i Sì o i No, si tornerà alle urne alla fine naturale della legislatura nel 2018) e conta molto sul merito della riforma e sull’attività dei comitati spontanei di cittadini. Saranno questi - in Italia ma anche all’estero, da San Paolo a Stoccolma, dal momento che in un prevedibile testa a testa conteranno molto anche i voti dei nostri connazionali residenti fuori dall’italia - i nuclei centrali nel “porta a porta” che inizierà da metà settembre e si avvarrà del supporto dei “big data” del consulente americano Jim Messina, guru di Obama. E poi la campagna attraverso i social, con video e foto di persone comuni e l’impegno di supporter e volontari. Persone comuni che racconteranno i contenuti della riforma.

Intanto alle parole di Renzi sulla riduzione delle poltrone per i politici in caso di vittoria del Sì risponde l’ex leader del Pd Pier Luigi Bersani, a riprova che - anche mediaticamente - l’insidia per il premier viene in buona parte dal suo stesso partito. «Non è questo il modo di discutere, se bisogna abolire le poltrone allora aboliamolo proprio il Senato - dice Bersani, ieri a Genova -. Le riforme istituzionali se sbagli qualcosa le aggiusti ma se prende una cattiva piega il processo democratico sai dove cominci ma non sai dove finisci e quindi ci vuole la massima attenzione». Nel mirino di Bersani e della minoranza del Pd c’è l’Italicum, che in “combinato disposto” con il superamento del bicameralismo perfetto porterebbe il rischio autoritario. La richiesta per schierarsi in favore del Sì resta sempre la stessa: modificare la legge elettorale entrata in vigore il primo luglio scorso.

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