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Se Roma gioca con Berlino la carta della stabilità

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L'Analisi|L’intervento

Se Roma gioca con Berlino la carta della stabilità

Prima a Ventotene sulla portaelicotteri Garibaldi e ieri alla Ferrari di Maranello Matteo Renzi prosegue nella strategia di presentare alla cancelliera tedesca Angela Merkel l’immagine di un Paese che, forte delle sue “eccellenze”, ha tutto il diritto di sedere nel vagone di testa dell’Unione e di ottenere, già solo per questo dalla Commissione europea, un trattamento privilegiato nella cosiddetta ”flessibilità”. Strategia che dovrebbe avere un punto di caduta tra poche settimane quando verrà presentata a Bruxelles la legge di stabilità e verrà avviato un negoziato dettagliato sulle singole voci.

Il terremoto di Amatrice ha, però, introdotto nel dossier dei conti pubblici italiani un elemento di novità che offre maggiore potere contrattuale alle richieste italiane e le riscrive sotto una luce nuova. Il presidente del Consiglio intende giocare al meglio questa carta con Bruxelles insieme al ministro dell’Economia Piercarlo Padoan non solo perché venga scorporata dal calcolo del Patto di stabilità la spesa (2 -3 miliardi) per la ricostruzione delle zone distrutte ma perché si avvii un negoziato per mettere in sicurezza intere aree sismiche del Paese con una spesa non inferiore a 4-5 miliardi ogni anno per i prossimi venti anni all’interno di una megaprogetto “casa Italia”. Renzi ha presentato alla Merkel i responsabili della Protezione civile e dei vigili del fuoco impiegati ad Amatrice e nelle altre zone colpite dal sisma spiegando come funziona nel nostro Paese la gestione dell’emergenza, anche qui cercando di offrire un’immagine di eccellenza italiana in questo specifico settore. Almeno apparentemente la cancelliera è rimasta molto impressionata dai dati della tragedia e dalle mille storie personali che la corredano ma, come tante altre volte in passato, non si è sbilanciata più di tanto nel concedere eccessive aperture sul tema della flessibilità che resta una prerogativa della Commissione Ue, «non dei singoli stati membri». Convinto di agire come azionista di maggioranza dell’Unione, Renzi si è già spinto a dire che dalla Ue «prendiamo quello che ci serve. Punto». Ma lo stesso Renzi sa benissimo che non sarà un negoziato semplice quello che si aprirà con la Commissione europea. I 27 si vedranno di nuovo a livello di capi di Stato e di Governo a Bratislava tra due settimane per discutere di Brexit ma anche di migranti, sicurezza, difesa e crescita. In quella sede il premier italiano porterà all’attenzione di tutti i partner europei la situazione dell’Italia, un Paese che sta mettendo il segno più davanti alla voce Pil, che ha un deficit sotto controllo anche se sconta sempre il peso di un debito eccessivo.

Salvare l’Italia con o senza misure di flessibilità per il terremoto significa salvare l’Europa, rafforzare la leadership di Renzi in vista del referendum di novembre significa mettere in sicurezza la tenuta dell’Unione. Soprattutto ora che il panorama politico europeo lascia pochi spazi all’ottimismo. Domenica prossima cominciano in Germania le elezioni regionali in Meclemburgo con il rischio di un’affermazione dei populisti di ”Alternativa per la Germania”, l’anno prossimo in autunno si voterà per la cancelleria. La Gran Bretagna è ormai fuori gioco e la Spagna è ancora senza un Governo mentre in Francia la presidenza Hollande è sempre più debole (si è dimesso il ministro dell’Economia Emmanuel Macron per candidarsi all’Eliseo) in vista delle presidenziali dell’anno prossimo. Se anche in Italia si registrassero segnali di instabilità sarebbe un vero danno per tutta l’Europa. Su questo Renzi fa leva e la Merkel fatica sempre di più a dargli torto.

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