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Raffica di dimissioni, caos in Campidoglio

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Raffica di dimissioni, caos in Campidoglio

  • –Manuela Perrone

ROMA

Cinque dimissioni di peso in un solo giorno, a neanche due mesi dall’insediamento della giunta pentastellata di Virginia Raggi a Roma: via la capo di gabinetto Carla Romana Raineri, l’assessore a Bilancio, patrimonio e partecipate Marcello Minenna e i vertici di Atac e Ama. Proteste e sconcerto tra i Cinque Stelle, che però - al termine della giornata più difficile - decidono faticosamente di blindare la sindaca, in nome della battaglia più importante: la scalata al governo nazionale. «Tutti parlano di caos e bufera su Roma, parlano di fallimento, dicono che Virginia Raggi se ne dovrebbe andare», afferma ieri in serata il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, candidato premier in pectore del Movimento. «Io dico soltanto una cosa: questo è solo l’inizio. Governare Roma è un atto di coraggio che ci siamo assunti dopo che tutti gli altri partiti l’hanno distrutta». Di Maio aggiunge: «Domani(oggi, ndr) lavoriamo alle nuove nomine e andiamo avanti. Subiremo altri attacchi, perché ci siamo inimicati le lobby dell’acqua, dei rifiuti e delle Olimpiadi».

L’intervento del deputato, uno dei cinque componenti del direttorio M5S che aveva convinto Minenna, dirigente Consob, a entrare in giunta, cerca di salvare il salvabile. Ma è accolto con gelo anche in seno al Movimento. La base si divide, cerca spiegazioni. Il mini-direttorio che affianca Raggi, già critico, medita se ci sono le condizioni per andare avanti. Lo scontro è tra due anime: la cordata romana dei fedelissimi della sindaca e del vicesindaco Daniele Frongia, e tutti gli altri. Il vuoto creato da Minenna preoccupa, perché lascia scoperte le tre deleghe economiche interrompendo lavori in corso cruciali: la riorganizzazione delle partecipate, il nuovo assestamento tecnico di bilancio atteso a settembre, il riordino del patrimonio.

Tutto è partito da un parere dell’Anac, chiesto da Raggi il 30 agosto e reso noto dalla sindaca con un insolito post su Facebook alle 4 del mattino, con cui l’Anticorruzione di Raffaele Cantone ha bocciato la nomina di Raineri perché avvenuta in contrasto con il Testo Unico degli enti locali. Un pasticcio su cui indagherà la procura di Roma dopo un esposto di FdI: la nomina è stata effettuata con ordinanza sindacale ai sensi dell’articolo 90 del Tuel, che disciplina gli uffici alle dirette dipendenze del sindaco stabilendo limiti alla retribuzione, ma la successiva delibera con cui è stato fissato il compenso di 193mila euro della magistrata ha autorizzato l’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo determinato ex articolo 110 Tuel, che consente l’attribuzione di un compenso più elevato. È stata Raggi a sottolineare «una contraddittorietà» tra i pareri dell’avvocatura del Campidoglio. E l’Anac le ha dato ragione, stabilendo che il capo di gabinetto va nominato in base all’articolo 90. Di qui l’annuncio di Raggi: «Sarà predisposta ordinanza di revoca». In autotutela. Perché la trasparenza «è uno dei valori che ci contraddistingue».

Raineri si era già dimessa. Poche ore dopo l’assessore Minenna comunica il suo addio. I due tecnici giocavano in tandem dai tempi in cui l’ex commissario Francesco Paolo Tronca li aveva voluti accanto a sé. Insieme avevano presentato esposti sul debito monstre da 13 miliardi che grava sulla capitale. Insieme hanno messo a punto la riforma della governance delle partecipate, slittata la scorsa settimana. Insieme hanno contestato alcune nomine di Raggi, da Raffaele Marra, ex collaboratore di Gianni Alemanno, a Salvatore Romeo, funzionario comunale attivista del M5S e “premiato” con il passaggio a capo segreteria e lo stipendio triplicato da 40mila a quasi 110mila euro. A stretto giro si dimette l’amministratore unico di Ama, Alessandro Solidoro, voluto da Minenna. Per motivi diversi il dg Atac, Marco Rettighieri, formalizza le dimissioni insieme con l’amministratore Armando Brandolese: «La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’ingerenza da parte di alcuni esponenti della giunta nelle scelte dell’azienda». L’assessora ai Trasporti Linda Meleo si era interessata in particolare allo spostamento di un dirigente.

«Ho servito lo Stato anche stavolta», commenta Minenna. Raineri è durissima: «Diffiderò chiunque avanzi l’ipotesi che le mie dimissioni siano legate a riduzioni dei miei compensi. Credevo di essere stata chiamata per garantire la legalità. La verità è tutt’altra». A difenderla nomi di peso del M5S: dal direttorio Carla Ruocco, che ritwitta un cinguettio del magistrato del Consiglio di Stato Sergio Santoro, critico sul parere Anac. Dal minidirettorio Paola Taverna: «È una gigante perdita per la giunta». Raggi rifiuta di chiarire all’assemblea capitolina, Pd e Si abbandonano l’Aula. Nel pomeriggio vede la sua maggioranza, provando a minimizzare la crisi. « Stiamo lavorando per individuare personalità di rilievo che possano contribuire al rilancio della città», promette. Ma il timore diffuso è che l’esperienza romana crolli come un castello di carte.

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