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Referendum, Renzi: se vince il No non cade il mondo ma Paese più…

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Referendum, Renzi: se vince il No non cade il mondo ma Paese più debole

«Se al referendum dovesse vincere il No non c'è l'invasione della cavallette, non cade il mondo. Rimane tutto come adesso. Se vincerà il sì, e ne sono molto convinto, ci sarà una semplificazione che non tocca nessuno dei pesi e contrappesi pure ampiamente toccati da riforme precedenti, poi non approvate». Con la valigia in mano - domani sarà in Cina per partecipare al G20 - il premier Renzi interviene al Forum Ambrosetti e torna in positivo sul tema delle riforme costituzionali e sul referendum confermativo in programma in autunno.

No al «bicameralismo barocco»
Se dalle urne referendarie uscisse vincente l’Italia del No, ricorda il presidente del Consiglio ad analisti e imprenditori riuniti sulle sponde del lago di Como, «resterebbe un bicameralismo paritario che non volevano nemmeno i costituenti, una riforma del Titolo V sbagliata, enti inutili come il Cnel. Se vince il Sì c'è un'Italia più semplice, con meno poltrone. E nel mondo della velocità un bicameralismo barocco è un elemento di debolezza: un Paese meno agile è un Paese meno forte, in questo momento. Il doppio voto di fiducia impone, ahimè, una instabilità di governo che rende il mio esecutivo, da 30 mesi al governo, il quarto più longevo della storia repubblicana. È una barzelletta».

Pil: 2016 meglio del 2015, «ma non basta»
Ottimismo anche sugli ultimi dati Istat sul Pil, altro tema forte della giornata. L'Italia, garantisce il premier, « prosegue la marcia» e il 2016 «si chiuderà meglio del 2015, che si è chiuso meglio del 2014, che a sua volta si è chiuso sopra il 2013, che si è chiuso meglio del 2012». Questo «è un dato di fatto inoppugnabile e anche i dati di oggi confermano una crescita acquisita dello 0,7%» per il 2017. Ma «andare meglio», ammette Renzi davanti alla platea, «non significa andare bene». Usando una metafora sportiva, il premier spiega che «la caduta che l'Italia ha avuto negli anni della recessione ha visto il ciclista rialzarsi e andare in gruppo ma siamo ancora alla fine del gruppo. Non siamo alla testa del plotone».

«Banche si aggreghino, in Italia troppe poltrone e filiali»
Tra i molti temi toccati dal premier nel suo discorso dedicato all’«Economia italiana nel quadro globale» c’è il riassetto del nostro sistema creditizio. Il problema delle banche, riconosce Renzi, «è stato sottovalutato da tutti»: politici, mondo accademico, giornalisti, imprenditori «e dai banchieri stessi». Certo la politica ha la maggiore responsabilità di questa sottovalutazione, pensando «di poter continuare ad avere un impatto fortissimo nella gestione delle banche mentre il resto d'Europa aveva un modello diverso». E in questo senso «ogni riferimento al Monte Paschi e alle banche popolari è puramente voluto». Renzi spiega poi che l’intervento messo in campo dal governo ha l’obiettivo di «garantire delle regole corrette, ora ci sono le condizioni, anche grazie al lavoro del Fondo Atlante perché il tema delle banche possa essere affrontato nei prossimi mesi in via definitiva». A due condizioni: che politici restino fuori dalla gestione delle banche e che queste si aggreghino tra loro, perché «ci sono più poltrone che filiali e questo non aiuta».

Terremoto: il rettore Azzone accetta incarico per Casa Italia
Nel pomeriggio il premier ha annunciato su Twitter di aver affidato al rettore del Politecnico di Milano la guida di Casa Italia, il piano di prevenzione antisismica e cura del territorio annunciato dal premier dopo il sisma del 24 agosto. «Scegliere i migliori: il professor Azzone, rettore del Politecnico di Milano, ha dato la disponibilità a fare il project manager» ha scritto Renzi.
«Abbiamo già definito una prima riunione che si terrà a palazzo Chigi martedì -ha spiegato Azzone parlando dopo con i giornalisti -, in modo da cominciare ad ascoltare le diverse aree di competenza e di impostare il lavoro».

Il tweet del presidente del Consiglio

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