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Assestamento-bis e debito i dossier più spinosi

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Assestamento-bis e debito i dossier più spinosi

Il primo appuntamento che la giunta Raggi potrebbe mancare dopo l’addio di Marcello Minenna è il nuovo assestamento tecnico di bilancio promesso a settembre. Una manovra bis dopo quella di luglio («Si partiva da una situazione problematica, le voci parlavano di pre-dissesto», ha ricordato l’ex assessore nella sintesi delle attività del suo assessorato pubblicata su Facebook: «Si chiude con un saldo di finanza pubblico positivo per 1,6 milioni»), non obbligatoria per legge, con cui però Minenna si riprometteva di ricavare 70 milioni di euro grazie all’operazione di “pulizia” del bilancio avviata all’inizio di agosto: via le poste fantasma, gli errori, le duplicazioni, le voci di spesa ferme da anni. Obiettivo: liberare risorse fresche per la città. Come avvenuto con i 18 milioni stanziati per i materiali rotabili di Atac su cui è nata la querelle con l’ex dg Marco Rettighieri, che sostiene di non averli mai visti. O come i 300mila euro che sono stati necessari al comune di Roma per partecipare al bando periferie del governo, che vale 40 milioni per l’intera area metropolitana. In tutto, secondo le stime, sarebbero stati recuperati già 55 milioni. Ma dipenderanno dal successore di Minenna sia i tempi sia il buon esito dell’operazione.

Oltre alla riforma delle partecipate che rischia una pesante battuta d’arresto (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), sono molti altri i dossier dal destino incerto. Per il patrimonio Minenna aveva in cantiere alcune mosse, basate su quello che aveva enunciato come suo principio guida: «Scrivere procedure che razionalizzino l’ordinario e disciplinino l’urgenza». L’intenzione era ottimizzare l’uso dei beni indisponibili attraverso una nuova regolamentazione, ma anche intervenire sui beni confiscati, per evitare assegnazioni contra legem, collusive e relazionali, migliorare la gestione del patrimonio disponibile e ridefinire entro novembre la governance dell’edilizia residenziale pubblica «per un migliore supporto delle famiglie bisognose e sgombero degli occupanti abusivi».

Rimane tutta da giocare la partita del debito pregresso da 13 miliardi di euro che grava sulla Capitale. Minenna aveva innescato una «dialettica vivace» con la gestione commissariale guidata da Silvia Scozzese, auspicando intanto la riunificazione delle due gestioni. Aveva alzato la voce per far acquisire a Roma e non alla gestione commissariale 230 milioni di «spazi di spesa» a copertura dei debiti fuori bilancio, sottolineando come negli anni precedenti quei fondi venivano restituiti al comune (erano stati 330 milioni di euro nel 2011, 150 nel 2012, 400 nel 2013, 150 nel 2014, 200 nel 2015). Aveva contestato che fosse il comune a dover pagare nel 2016 i 21 milioni di euro nel lodo con Roma Tpl, per fatti che risalgono al decennio scorso. Da ultimo, aveva criticato il bando da 3,165 milioni di euro oltre Iva indetto il 2 agosto da Scozzese «per l’affidamento dei servizi di assistenza alla gestione commissariale attraverso un supporto tecnico-organizzativo» per un triennio, “candidando” gli uffici comunali a svolgere il lavoro. Sull’audit sul debito annunciato in campagna elettorale da Virginia Raggi, però, aveva frenato. Anche perché per farlo occorrerebbe un feeling con la commissaria che al momento non si vede.

Non è un caso che Minenna nel suo post di addio abbia voluto sottolineare che «in questo breve tempo sono stati raggiunti alcuni importanti punti di programma del MoVimento 5 Stelle di Roma» e che ne citi in particolare due: essere riuscito a scongiurare l’aumento delle tariffe dall’acqua attraverso un’operazione finanziaria a valori di mercato e aver gettato le basi per la chiusura degli sportelli di Equitalia. Come? Puntando a riorganizzare la partecipata Æqua Roma e a efficientare il processo di riscossione e del contenzioso, prevedendo di recuperare entro marzo 2017 10 milioni di euro anche ridefinendo i rapporti con Ama, Atac e il Dipartimento risorse economiche di Roma Capitale. Entro aprile avrebbe invece dovuto concludersi la ricognizione dei crediti non incassati di Roma Capitale e delle partecipate per definire un nuovo modello gestionale in grado di far recuperare altri 60-70 milioni.

Il messaggio politico è chiaro: Minenna rivendica la conformità della sua azione ai principi programmatici dei Cinque Stelle. Come il suo no alle Olimpiadi, che si era scontrato con atteggiamenti “aperturisti” di altri componenti dell’amministrazione. Aggiungendo tensioni a tensioni.

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