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Al ventesimo posto tra i fornitori

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i rapporti di forza

Al ventesimo posto tra i fornitori

  • – dal nostro corrispondente Rita Fatiguso
(Ap)
(Ap)

A raccogliere l’invito del premier Matteo Renzi nel fare sistema per esprimere al meglio le potenzialità del made in Italy c’era un campione qualificato di imprese: circa un centinaio sulle duemila attive in Cina che, secondo un recente censimento, danno lavoro a 60mila addetti, sviluppando un fatturato di 5 miliardi di euro. Secondo i dati dell’Ufficio nazionale di Statistica cinese, nel 2015 gli investimenti diretti italiani in Cina sono stati pari a 245 milioni di dollari. Da notare però che Germania e Francia, nello stesso periodo, hanno investito 1,5 e 1,2 miliardi.

L’interscambio complessivo con l’Italia nel 2015 è stato di 44,6 miliardi di dollari, di cui 27,8 attribuibile al flusso di beni in uscita dalla Cina e 16,8 in entrata dall’Italia (sempre dati National Bureau of Statistics).

Nel periodo gennaio/luglio 2016 l’interscambio risulta di 24,6 miliardi di dollari (15,4 e 9,2 miliardi rispettivamente in uscita ed in entrata).

L’Italia è al 21º posto nella classifica dei Paesi fornitori della Cina (saliremmo al 20º se si considerasse il periodo gennaio/luglio 2016) e al 4° posto, dopo Germania, Francia e Regno Unito, tra i fornitori europei. I maggiori esportatori verso la Cina, a livello mondiale, sono Corea del Sud, Taiwan, Stati Uniti e Giappone. Certo l’Italia può fare di più.

Alcune delle aziende presenti ad accogliere il premier sono state coinvolte direttamente da operazioni di M&A che nel biennio 2014-2015 per quanto riguarda le acquisizioni cinesi hanno raggiunto un valore di 15-20 miliardi di euro. Numerosi gli investimenti anche nel capitale di aziende quotate (Enel, Eni, Telecom, Banca IntensaSanpaolo, Unicredit, Fca, Generali, Mediobanca, per elencarne alcune) a opera della Safe (State Administration for Foreign Exchange) che per conto della Banca Centrale gestisce le riserve valutarie, una componente da oltre 5 miliardi di euro.

Nel 2014 Bright Food, gruppo cinese di proprietà statale, ha acquistato una quota di maggioranza dell’italiana Salov, che controlla il marchio Filippo Berio, un olio extravergine commercializzato in circa 60 Paesi, con una posizione di leadership negli Stati Uniti (quota di mercato pari al 20%) e nel Regno Unito (30%). In ambito industriale spicca l’acquisizione di Pirelli da parte di Chemchina, colosso mondiale della chimica che vuol rafforzare in Cina la presenza del marchio italiano sia nel settore delle autovetture lusso che in quello dei veicoli professionali. Ren Janxin chairman di Chemchina è stato tra i magnifici otto imprenditori ieri a pranzo con Renzi, insieme a Tian Guoli di Bank of China (co-presidente del Business forum Italia Cina), Wang Shi di Vanke, Xu Nianxa, Liang Xinjiun di Fosun, Zhang Jindong di Suning, neoproprietario dell’Inter, Liu Donghua di Poly, Shu Yinbiao di State Grid. A proposito tra le altre transazioni di rilievo ricordiamo l’investimento di 400 milioni di euro da parte di Shanghai Electric in Ansaldo Energia e l’acquisizione del 35% di Cdp Reti da parte di China State Grid, per un valore di 2,81 miliardi di Euro. Inoltre, questa estate, ancora nel calcio il passaggio di proprietà del Milan in mani cinesi.

Gli appuntamenti di ieri hanno messo in luce anche le ottime relazioni costruite in questi anni nell’ambito accademico. Questo è stato l’anno del decennale dell’accordo bilaterale di Bocconi e Luiss con le università cinesi. Anche il Campus Sino-Italiano costituito tra Tongji e le Università italiane celebra quest’anno il decennale, nel 2006 la sigla dell’accordo per l’istituzione del PoliTong con il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino e l’AlmaTong con l’Università di Bologna. Grazie all’accordo PoliTong ed AlmaTong è stato possibile laureare oltre mille studenti tra italiani e cinesi, principalmente in discipline tecniche, ingegneria e design, con lauree a doppio titolo, a livello di triennale e specialistica.

I due Politecnici e l’Università di Bologna sono diventati il principale hub per la ricezione degli studenti cinesi in Italia, con circa 1.200 studenti cinesi per ognuna di queste università. Negli anni la presenza di studenti cinesi nelle università italiane è cresciuta costantemente per raggiungere i circa 10mila studenti, incluse le scuole superiori di formazione artistica e musicale.

Gli accordi bilaterali tra Università cinesi e italiane sono oltre 620, di questi ben 44 sono con l’Università Tongji di Shanghai, di cui 11 con il Politecnico di Milano e 6 con il Politecnico di Torino, che è diventata – grazie all’accordo del 2006 – la chiave di volta della collaborazione nel settore della didattica con la Cina.

I due Politecnici di Milano e di Torino sono anche in cima alla graduatoria delle università come numero di accordi complessivi, ben 62 e 40, rispettivamente. L’Università che, invece, collabora di più con la Cina nella ricerca scientifica è la Sapienza di Roma.

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