Un piano sul rafforzamento della tassazione agevolata sui premi legati alla contrattazione di secondo livello da 4-500 milioni, il cosiddetto bonus produttività. Da raccordare eventualmente alla proroga light (20% o 40%) o in versione “mirata” (under 29 e Sud) della decontribuzione per le assunzioni stabili. Un pacchetto da circa 2 miliardi per rilanciare gli investimenti con “Industria 4.0” perno centrale. Dote di circa 500 milioni per istruzione e ricerca. E di non meno di 2 miliardi per le pensioni. Con il via all’Ape (anticipo pensionistico), garantendo alle categorie che beneficeranno delle detrazioni “compensative” (in primis disoccupati di lungo corso) penalità implicite soft (dall’1% al 6-7% e sostanziale penalizzazione zero per alcuni casi specifici).
E con un bonus per i pensionati (quattordicesime e no tax area) ancora da quantificare e in attesa di un’intesa di massima tra Governo e sindacati, che dovrebbero avere più tempo a disposizione per trovare una convergenza visto che la deadline del confronto sul pacchetto previdenza, inizialmente fissata per il 12 settembre, è destinata a slittare (forse al 21).
Comincia a prendere forma la manovra autunnale “espansiva” che al momento oscilla attorno ai 25 miliardi ma sulla quale gravano tre grandi incognite. Anzitutto la calibratura definitiva della stima del Pil per il 2016 e il 2017 e l’esito della partita con Bruxelles sui nuovi margini di flessibilità utilizzabili. Il terzo nodo è legato alla quantificazione delle risorse da destinare alla ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 24 agosto e al piano Casa Italia e alla possibilità di tenerle fuori dal patto di stabilità europeo.
La legge di bilancio dovrebbe poggiare su una “fase 3” della spendig review da almeno 3-4 miliardi (acquisti Pa, attuazione riforma Pa e budget ministeri) ai quali si dovrebbero aggiungere 1-1,5 miliardi dalla voluntary bis e forse un altro miliardo da una prima razionalizzazione delle tax expenditures (concentrata sugli incentivi alle imprese) e da altre misure fiscali (giochi e tabacchi). In tutto 6-7 miliardi, che contribuiranno alla completa sterilizzazione della clausole di salvaguardia fiscali da oltre 15 miliardi insieme a una fetta delle risorse collegate al maggior deficit utilizzabile. Che potrebbe salire da quota 1,8% indicata nel Def ad almeno il 2,1%-2,2%. Ma il Governo punta a ricavare altri margini di manovra con l’esclusione dai vincoli Ue delle risorse per cultura e terremoto.
L’obiettivo dell’esecutivo resta dare maggior spinta alla crescita. Il pacchetto lavoro sarà sul tavolo alla ripresa del confronto con i sindacati che dovrebbe essere confermata per martedì 6 settembre. Secondo quanto emerge da fonti sindacali riportate dall’Ansa, il round tecnico sulla previdenza, in calendario il 7 settembre, dovrebbe invece slittare al 12 e quello politico “finale” con i leader sindacali, in programma per quest’ultima data, dovrebbe essere posticipato al 21 settembre. Uno slittamento dovuto anche alla necessità di avere a disposizione un quadro realistico sulle risorse disponibili per le misure in cantiere visto che la Nota di aggiornamento del Def (NaDef)sarà presentata (per effetto della riforma del bilancio) non più entro il 20 settembre ma a fine mese.
Sul fronte lavoro il governo punta in primo luogo sul rilancio della produttività attraverso in rafforzamento della tassazione agevolata (aliquota secca al 10%) sui premi di risultato legati alla contrattazione di secondo livello. L’ipotesi è passare, nel 2017, dagli attuali 2mila euro (2.500 in caso di coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro) a 3-4mila euro di bonus, coinvolgendo anche quadri e una fetta della dirigenza non apicale, con l’allargamento del limite di reddito per beneficiare della cedolare secca, da 50mila euro, oggi in vigore, a 70-80mila euro lordi annui. La possibile estensione del premio incentivato fino a 3.500 euro con un limite di reddito fino a 70mila euro, costerebbe, secondo le prime stime, nel tempo poco più di 300 milioni aggiuntivi, rispetto ai 589 milioni già previsti dalla scorsa Stabilità per tale misura. Alzando ancor di più l’asticella a 4mila euro di bonus e ipotizzando una platea di beneficiari con redditi fino a 70-80mila euro, l’esborso in più per l’Erario si aggirerebbe intorno ai 350-370 milioni di euro. La tentazione, risorse permettendo, è salire fino a 5mila euro di bonus per redditi fino a 80mila. Qui le risorse aggiuntive necessarie si aggirerebbero intorno ai 500 milioni. L’operazione sarebbe accompagnata da una rivisitazione delle materie oggetto del welfare contrattuale aziendale che oggi beneficiano della completa esenzione fiscale, per restringere il campo essenzialmente a salute, previdenza e istruzione.
Per agevolare gli investimenti la strada resta quella del piano Industria 4.0 con la proroga dei superammortamenti al 140% e una sorta di “iper-ammortamento” per i beni funzionali alla digitalizzazione delle imprese. Nella manovra di ottobre potrebbe trovare spazio, pure, un mini-piano per il rilancio degli Its, gli istituti tecnici superiori.
Sicuramente nella legge di Bilancio entrerà il piano pensioni, imperniato sull’Ape: l’anticipo pensionistico fino a 3,7 anni facendo leva sul prestito bancario assicurato. Un intervento che dovrebbe essere accompagnato da quelli sulle ricongiunzioni gratuite e sul bonus pensionati attraverso un allargamento del bacino delle quattordicesime (se le risorse lo consentissero potrebbero salire mediamente di 80 euro) e l’estensione della no tax area. Sul tavolo anche le misure per “precoci” e lavori usuranti. Tra i nodi anche quello delle penalizzazioni implicite: il ricorso alle detrazioni dovrebbe rendere light l’Ape per i disoccupati di lungo corso mentre per le uscite volontarie la decurtazione dell’assegno potrebbe raggiungere il 15 per cento.
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