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Rilanciare la crescita con tutti gli strumenti fiscali e monetari

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Rilanciare la crescita con tutti gli strumenti fiscali e monetari

Quello siglato oggi potrebbe essere il “consenso di Hangzhou”. Il rilancio dell’economia non solo possibile ma anche plausibile attraverso l’utilizzo di tutti gli strumenti fiscali e monetari: è quanto si dichiara in una bozza del documento finale circolata ieri.

Tuttavia i rischi di un prosieguo della stagnazione persistono: si annidano nel rallentamento del commercio e degli investimenti internazionali, oltre che nel rischio di nuove turbolenze sui mercati finanziari.

Ecco perché l’obiettivo di una crescita «forte, stabile, sostenibile, bilanciata e inclusiva» potrà esser raggiunto solo se i leader faranno leva sulla spesa fiscale, sulla politica monetaria e sulle riforme strutturali. Altri temi critici sono questi: il pericolo del protezionismo, la promozione del commercio globale e degli investimenti attraverso sistemi multilaterali di scambio. Infine, la lotta e coordinamento contro il terrorismo e impegno ad evitare instabilità sul mercati valutari.

Un summit che, al contrario di molti dei precedenti, potrebbe rivelarsi un G20 storico. Per la prima volta nella giovane storia del G20, il paese ospitante non svolge soltanto il ruolo di cerimoniere, ma è al posto di comando, alla guida dell’agenda dei meeting e con un’idea puntuale del messaggio da lanciare agli Stati Uniti e all’Europa.

Alla vigilia del summit il messaggio cinese è che il G20 dovrebbe diventare il consesso per guidare l’economia mondiale sul lungo termine. Quindi non solo sulla contingenza delle emergenze e della risposta alle crisi. È questa la proposta del presidente cinese Xi Jinping lanciata al Business of 20 (B20), alla vigilia del summit delle Venti economie più industrializzate e in via di sviluppo di Hangzhou.

Xi ha già dichiarato che la Cina taglierà la produzione di acciaio e carbone per ridurre la capacità in eccesso è tutelare lo «sviluppo sul lungo termine».

Ecco, in sintesi, i temi sul tappeto: oltre al Clima, gli altri sono questi: Ttip (Trattato di libero scambio tra Usa e Ue), il Fisco e Brexit.

Ttip: Obama ambirebbe, prima di abbandonare la Casa Bianca, fare approvare il Ttip. Ma gli ostacoli sono vari. Il piano iniziale, infatti, prevedeva di arrivare a un testo consolidato entro la fine dell’estate, ma l’intesa è complessa. Sulle tariffe è stato raggiunto un accordo per la liberalizzazione del 97% dei prodotti, ma il nodo irrisolto riguarda gli appalti pubblici e l’agricoltura. I contatti tra le parti vanno avanti senza sosta, il commissario Ue al Commercio Cecilia Malmstroem ha incontrato il suo omologo americano Michael Froman due volte nel corso dell’estate. Gli americani chiedono liberalizzazioni assolute, inconciliabili con la cultura e la natura europea. Per questo le trattative proseguono inevitabilmente a rilento.

Brexit. L’addio della Gran Bretagna all’Unione europea complica le relazioni tra Europa e Stati Uniti. Ufficialmente le trattative proseguono, con i diplomatici europei impegnati a negoziare anche per conto di Londra, ma è evidente che senza il Regno Unito agli Usa venga a mancare un alleato importante. «Dobbiamo ancora decidere come affrontare il tema dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea nel comunicato ufficiale del G20», ha dichiarato a Reuters un funzionario tedesco. Brexit resta un tema delicato, ma l’esito del referendum dello scorso 23 giugno resta all’ordine del giorno del summit. Soprattutto per cercare di capire quale sarà l’impatto reale sull’economia globale: a distanza di due mesi i mercati non hanno ancora scontato gli effetti di lungo termine.

Fisco. La riforma della tassazione internazionale è quanto mai d’attualità. La maxi multa decisa dalla Commissione europea nei confronti di Apple che dovrà restituire all’Irlanda 13 miliardi di euro di tasse non pagate, riporta il tema fiscale al centro dell’agenda del G20. L’idea dovrebbe essere quella di ridurre l’ammontare - stimato tra 100 e 240 miliardi di dollari - di imposte non pagate ogni anno dalle multinazionali. Un progetto condiviso da Unione europea e Stati Uniti, ma che non avanza.

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