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Assessora iscritta per reati ambientali, al vaglio i suoi rapporti

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Assessora iscritta per reati ambientali, al vaglio i suoi rapporti

  • –Ivan Cimmarusti

Con Francesco Rando, fedelissimo dell’imprenditore sotto inchiesta Manlio Cerroni, l’allora consulente di Ama Paola Muraro parlava del «centro di trasferenza di Rocca Cencia». Intercettazioni contenute nei brogliacci della prima grande indagine sul «sistema rifiuti di Roma», che ora gli inquirenti vogliono rileggere. Perché da quegli atti potrebbero saltare fuori nuovi e interessanti spunti che potrebbero suffragare l’ipotesi di rapporti, tutti da chiarire, con Cerroni, soprannominato il “Supremo”.

Questo è uno dei temi che il sostituto procuratore Alberto Galanti intende chiarire. Non è escluso, infatti, che a breve la Procura possa voler ascoltare la Muraro, allo stato indagata per gestione di rifiuti non autorizzata. Un’accusa che fa riferimento al suo ruolo in Ama (municipalizzata capitolina dei rifiuti), quale referente Ippc e Aia degli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico) di Rocca Cencia e Salario, incarico con il quale avrebbe acquisito - stando agli atti in mano ai magistrati - la responsabilità legale. La gestione non autorizzata dei rifiuti si concretizzerebbe in quanto dai due Tmb sarebbero usciti residui di lavorazione dei rifiuti (Cdr e Fos) fuori dalla norma. Ora però nuovi sviluppi potrebbero giungere dalla rilettura della prima grande inchiesta su Cerroni, ormai a processo. Nei brogliacci di quell’incartamento sono nascoste numerose telefonate con soggetti che, a vario titolo, avrebbero commesso illeciti nella gestione dei rifiuti a Roma. Telefonate che ora i magistrati vogliono rileggere, perché quei contatti con Rando, imprenditore legato a doppio filo con Cerroni, potrebbero celare rapporti poco chiari con il “Supremo”.

Un capitolo interessante dell’inchiesta riguarda l’appalto vinto dalla Enki, una società tedesca che al costo di 136 euro per tonnellata era disponibile a trasferire all’estero i rifiuti. Un’operazione che avrebbe messo a rischio sanzioni dell’Ue la Regione Lazio, ma che nei fatti avrebbe evitato l’imbuto immondizia di luglio. Lo sviluppo su questo fronte – che ha innescato l’ipotesi che la crisi sia stata indotta per incrementare il business di Cerroni – viene dalla recente analisi dei documenti acquisiti nelle scorse settimane dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe): per tre mesi la domanda di Enki di ottenere i moduli per fare una ulteriore richiesta di trasporto dell’immondizia all’estero è rimasta appesa al Dipartimento rifiuti. Una dirigente avrebbe negato anche solo la modulistica. La questione è stata sbloccata dall’assessore regionale della giunta Zingaretti, Mauro Buschini, che si è attivato direttamente per sciogliere i nodi della pratica. Ora si dovrà capire il motivo di questo blocco in Regione, alla luce di alcune incongruenze individuate nelle carte dagli inquirenti. Ma non solo. Questo stop ha creato la crisi immondizia di luglio, ponendo come unico interlocutore della Pubblica amministrazione Manlio Cerroni, pronto a smaltire i rifiuti al costo di 175 euro a tonnellata nell’impianto Tritovagliatore a Rocca Cencina. Lo stesso finito al centro di un duro scontro tra Muraro e l’ex presidente di Ama, Daniele Fortini, in quanto la prima, pur essendo stata messa al corrente dal secondo dell’esistenza di un’inchiesta penale sul Tritovagliatore, aveva formalizzato la richiesta perentoria di utilizzare la struttura per uscire dall’emergenza rifiuti di luglio.

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