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Raggi: sapevo dell’inchiesta su Muraro da luglio

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audizione in commissione ecomafie

Raggi: sapevo dell’inchiesta su Muraro da luglio

L’assessora capitolina all’Ambiente Paola Muraro è indagata dalla procura di Roma dal 21 aprile e lo sa dal 19 luglio. La sindaca Virginia Raggi sostiene di essere stata informata «nella seconda metà di luglio» e di averlo comunicato subito ai vertici del Movimento. «Nessuna bugia», assicura in streaming in commissione parlamentare Ecomafie. Dal direttorio sobbalzano e prendono le distanze: Carlo Sibilia e Carla Ruocco negano di aver mai saputo qualcosa. Luigi Di Maio anche, ma tace. In tarda serata la sindaca specifica: «Avevo informato alcuni parlamentari, Stefano Vignaroli e Paola Taverna; un europarlamentare e un consigliere regionale. Di Maio e Grillo no».

I vertici in realtà erano all’oscuro. E il vaso è colmo. Al culmine dell’ira si decide: partirà una telefonata alla sindaca per chiedere le dimissioni dell’assessora e un «chiarimento generale». Sulla coerenza tra la giunta di Roma e «lo spirito del Movimento».

Sono ore concitatissime in casa Cinque Stelle. Non funziona la «prova dell’autonomia» concessa a Raggi dopo la raffica di dimissioni di giovedì scorso. La doccia gelata arriva poco dopo le 17, quando si apre l’audizione fiume in commissione e il presidente Massimo Bratti (Pd) in apertura dei lavori annuncia di aver chiesto alla procura di Roma, che indaga sul ciclo dei rifiuti romano e sulla gestione degli impianti di trattamento meccanico biologico dell’immondizia, se Muraro sia sottoposta a indagini. Poi legge: «La procura ci ha risposto che si procede nei suoi confronti per il seguente reato: art. 256 comma 4, legge 152/2006 (si tratta della norma del Testo Unico Ambiente che si occupa della gestione di rifiuti non autorizzata, prevedendo attenuazione delle pene in caso di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni, ndr)».

Muraro, che non ha voluto parlare assistita dal suo legale, conferma di esserne venuta a conoscenza dopo aver chiesto un certificato ex articolo 335 del Codice di procedura penale, datato 18 luglio. La sindaca a sua volta aggiunge: «Nella seconda metà di luglio, tra il 19 e la fine del mese, ho saputo del fascicolo aperto ma sono ancora in attesa di conoscere le carte». Abbondano i distinguo. A chi le domanda perché abbia sempre negato di essere indagata, Muraro replica: «I giornalisti mi chiedevano se avevo ricevuto un avviso di garanzia, e non l’ho ricevuto». Vero: l’avviso viene inviato qualora si richiedano circostanze particolari, come un interrogatorio, e finora la procura non lo ha ritenuto necessario. Raggi aggiunge: «Credo che se mi avessero fatto la domanda avrei risposto: siamo a conoscenza delle indagini».

A chi mette in dubbio l’opportunità politica di tenere in giunta, nella delicata casella dell’ambiente, un’assessora indagata per attività legate ai rifiuti - che è stata per 12 anni consulente di Ama, la partecipata che si occupa dell’immondizia - Raggi risponde: « Per ora la contestazione mossa dalla procura è troppo generica. Non appena avremo maggiori informazioni prenderemo provvedimenti».

Giocano in difesa, Raggi e Muraro, ma anche in attacco. Nel mirino soprattutto l’ex presidente di Ama, Daniele Fortini, che in procura ha presentato 14 esposti. E che il 2 agosto, sempre in commissione Ecomafie, era stato durissimo con l’assessora. Contro di lui Muraro consegna ai parlamentari il famoso “dossier”: email e documenti che a suo avviso testimoniano le «calunnie» di Fortini.«Lo ha fatto per distogliere l’attenzione dalla sua persona e ho già chiesto ai miei legali di preparare una denuncia». Sul presunto patto con Colari per favorire l’utilizzo degli impianti privati, Muraro è netta: «Ho un patto con Colari? Io all’avvocato Cerroni alla fine gli ho fatto perdere 900 milioni di euro, perché gli ho fatto perdere l’arbitrato con Ama».

I nemici politici si scatenano, da destra e da sinistra. La bufera si somma a quella già scoppiata in mattinata, dopo che il neo assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis - ex procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, noto per le inchieste su Parentopoli e per le indagini sui danni erariali di Mafia Capitale - ha rivelato di essere stato indicato dall’avvocato Sammarco, titolare dello studio dove Raggi ha svolto il suo praticantato e fratello del legale di Cesare Previti. «Torna il peggio», tuona il Pd. Ma sul blog di Grillo viene pubblicato un video in cui la sindaca derubrica a «piccole resistenze» i guai di questi primi due mesi e assicura: «Non ci spaventiamo: lo sapevamo, e andiamo avanti».

L’unico big che si espone è Alessandro Di Battista: «Credetemi, gira tutto intorno alle Olimpiadi il loro attacco. Le Olimpiadi, ovvero l’obiettivo di quei palazzinari che controllano molti giornali e che hanno perso il controllo della Capitale. Sosteneteci, ripulire Roma da 30 anni di partitocrazia è un’impresa titanica». Ma la difesa di Raggi si incrina ogni ora che passa. E altri assessori, come Paolo Berdini e Luca Bergamo, meditano se abbandonare la nave. Mentre il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ancora in attesa del verdetto sull’espulsione, risponde così su twitter a chi gli chiede se anche Raggi sarà sospesa: «Bella domanda». E ironizza: «In effetti stando seduti in riva al fiume passa un sacco di gente. #noleggiosalvagenti».

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