Paola Muraro finisce sotto accertamento anche nell’attuale ruolo di assessore di Roma. Le richieste «pressanti» all’ex presidente di Ama, Daniele Fortini, di uscire dalla crisi immondizia di luglio, utilizzando il Tritovagliatore «privo di autorizzazione» dell’imprenditore Manlio Cerroni, non sono passate inosservate agli inquirenti. È il 21 luglio scorso. L’ex consulente di Ama - la municipalizzata che si occupa di igiene urbana - è assessore da una decina di giorni: fa un vero e proprio blitz nella società pubblica. Intima a Fortini di utilizzare l’impianto di tritovagliazione dei rifiuti, riconducibile alla società Colari di Cerroni. L’obiettivo è di risolvere la crisi immondizia estiva, innescata dal blocco al Dipartimento rifiuti della Regione Lazio, di un appalto aggiudicato dalla società tedesca Enki per smaltire 240mila tonnellate di immondizia a un costo vantaggioso. Fortini, però, ha delle riserve: quell’impianto di Cerroni è sotto inchiesta alla Procura della Repubblica di Roma. Stando all’accusa il Tritovagliatore non avrebbe alcun tipo di autorizzazione a operare. La scelta di questo stabilimento, dunque, è legata a una questione di indirizzo politico dell’assessorato all’Ambiente o, viceversa, nasconde una faccenda penalmente rilevante?
Su tutta la vicenda, ora, il sostituto procuratore Alberto Galanti vuole vederci chiaro, in quanto ci sono sotto la lente del magistrato già diversi spunti che potrebbero portare a un collegamento (anche indiretto) tra Muraro e Cerroni. C’è da dire che allo stato Muraro risponde esclusivamente di gestione illecita di rifiuti, imputazione legata al suo ruolo di referente Aia (Autorizzazione integrata ambientale) dei due impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico) della municipalizzata. In sostanza non avrebbe vigilato sulla qualità dei rifiuti (Cdr e Fos) in uscita dagli stabilimenti, che non risulterebbero a norma. La Muraro si difende affermando che «ero solo una consulente esterna». Un fatto, anche questo, che il pm vuole verificare. Per questo ha disposto l’acquisizione di intercettazioni telefoniche contenute non solo negli atti di Mafia Capitale (dalle quali emerge il rapporto stretto di Muraro con gli ex dominus di Ama, Franco Panzironi e Giovanni Fiscon, entrambi a processo) ma anche della prima grande inchiesta sul «sistema rifiuti di Roma», curata sempre dal sostituto Galanti. Da queste ultime intercettazioni, infatti, spiccano alcune che potrebbero dimostrare un ruolo ben più rilevante della Muraro all’interno della municipalizzata.
Agli inquirenti sono sembrate strane le telefonate dell’allora consulente con Francesco Rando, braccio destro di Cerroni. I due parlano dell’impianto di Trasferenza di Rocca Cencia, anch’esso di proprietà della Colari. Parla anche con Riccardo Ascenzo, l’ex dirigente della Regione Lazio travolto dalla prima inchiesta sui rifiuti. Il 20 ottobre 2010 Muraro «chiede - si legge nei brogliacci - di una questione relativa a Ponte Malnome (nel Lazio). La Muraro immagina che l’Arpa avrà delle riserve ma Ascenzo dice tanto l’Arpa dirà sicuramente di no e che loro (Regione) autorizzeranno comunque». La questione Ponte Malnome non è di poco conto. Tra il 2010 e il 2011 parte un progetto che avrebbe, sostanzialmente, collegato due impianti di trattamento rifiuti presenti in quella località: uno di Ama e l’altro di Colari. Secondo gli atti giudiziari si sarebbe trattato di un’operazione per creare un «vantaggio in larga parte alle aziende legate a Manlio Cerroni».
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