Italia

Caos Roma, «salta» anche De Dominicis

  • Abbonati
  • Accedi
Politica

Caos Roma, «salta» anche De Dominicis

Raffaele De Dominicis (Imagoeconomica)
Raffaele De Dominicis (Imagoeconomica)

Resta vuota la casella cruciale del Bilancio, con l’assessore in pectore Raffaele De Dominicis - di cui il direttorio aveva chiesto lo stop - fermato perché indagato per abuso d’ufficio. Salta in blocco il mini-direttorio che avrebbe dovuto coadiuvare la sindaca Virginia Raggi, d’ora in poi “vigilata” direttamente dai vertici nazionali del M5S. E il no alle Olimpiadi è fatto filtrare dal Campidoglio come posizione definitiva, che sarà però ufficializzata soltanto alla fine delle Paralimpiadi, come da gentleman agreement con il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Ieri è stata un’altra giornata di passione per la giunta Raggi. Sulla carta si impone la linea dettata da Beppe Grillo sceso a Roma per salvare il salvabile. Si va avanti, ma si naviga a vista. E il Campidoglio è nel caos. L’annuncio su De Dominicis è arrivato con un post di Raggi su Facebook: l’ex procuratore regionale della Corte dei conti del Lazio «non ha i requisiti previsti dal M5S e di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico». Un post sibillino, che ha scatenato nuove critiche e si è chiarito in serata: De Dominicis, che avrebbe dovuto sostituire il super assessore Marcello Minenna senza la delega alle partecipate, è indagato per abuso d’ufficio dalla procura di Roma e non avrebbe potuto sottoscrivere la dichiarazione di “pulizia” che il Movimento pretende da eletti e assessori.

Il magistrato, in pensione da giugno, era già finito nel mirino del direttorio, che ne aveva chiesto la “testa” perché indicato a Raggi dall’avvocato Pieremilio Sammarco, fratello del difensore di Cesare Previti. E non ha gradito l’allontanamento: «Mi sento vittima di un complotto e di una ingiustizia grave e senza precedenti». Si dice amareggiato, l’ex giudice. E attacca: «Sono i codici della Repubblica che devono prevalere, il buon diritto e i provvedimenti motivati: non i codici etici spesso frutto di improvvisazione e opportunismo». Un colpo alle regole del Movimento, compreso il «codice di comportamento» fatto firmare a Raggi e consiglieri prima di essere eletti che imponeva il rispetto dei principi M5S, pena una multa di 150mila euro. Fonti del Campidoglio smentiscono che la stessa sindaca abbia chiesto un parere legale sulla validità di quel documento. Ma il nodo delle regole del Movimento rimane.

Allo stesso modo, resta il gelo tra l’amministrazione capitolina e il Movimento. Grillo e Raggi non si sono incontrati neanche ieri. Il garante ha invece rivisto all’Hotel Forum i cinque deputati del direttorio , blindando Luigi Di Maio e gli altri: non ci saranno stravolgimenti o ampliamenti, come pure chiede una nutrita pattuglia di senatori pentastellati. Come era nell’aria da lunedì, quando è scoppiato il caso dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro, ha invece rimesso il “mandato” il mini-direttorio (la senatrice Paola Taverna, l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale Gianluca Perilli) che aveva correttamente informato Di Maio non appena saputo del fascicolo aperto dalla procura su Muraro. La spiegazione ufficiale suona così: «La macchina amministrativa è partita ed è giusto che ora proceda spedita. Per questo, riteniamo che oggi il nostro compito non sia più necessario». Ma nella decisione ha pesato la sensazione di trovarsi tra l’incudine di una sindaca «che va per conto suo» e il martello di un direttorio che «ci sconfessa». Furiosa Taverna, che in un post minaccia querela contro chiunque sostenga che sia stata lei a diffondere le mail e gli sms con Di Maio.

Gli animi sono esacerbati. Oggi la giunta dovrebbe tagliare compenso e deleghe del fedelissimo capo segreteria di Raggi, Salvatore Romeo. Ma la sindaca ieri ha compiuto un’altra mossa che fa storcere il naso a molti: il vice capo di gabinetto Raffaele Marra, l’ex collaboratore di Alemanno e Polverini con cui si erano scontrati Minenna e la ex capo di gabinetto Raineri, non andrà come previsto a dirigere il dipartimento commercio e agricoltura, ma quello, più strategico, delle risorse umane. Il motivo? La dirigente che avrebbe dovuto sostituire avrebbe puntato i piedi. Ma al personale, assicurano dal Campidoglio, rimarrà soltanto fino a ottobre. «Raggi è fuori controllo», si lascia sfuggire un big del Movimento. Mentre i rivali politici si scatenano, si leva la voce del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: «La situazione che si è creata a Roma non crea quell’ambiente di serenità che permette di lavorare a favore della gente ed è questo che devono fare i politici: fare gli amministratori».

© Riproduzione riservata