Due delibere di Ama finiscono sotto inchiesta. Documenti di maggio e giugno 2013, con cui l’ex dg, Giovanni Fiscon, accetta senza riserva alcuna la richiesta dell’imprenditore Manlio Cerroni di smaltire l’immondizia della Capitale a 175 euro per tonnellata. Un costo ritenuto troppo elevato dalla Procura.
Il capitolo d’indagine è quello sull’impianto Tritovagliatore di proprietà della Colari di Manlio Cerroni. Una struttura che, secondo le indagini, non avrebbe le dovute autorizzazioni. Nel mirino del sostituto procuratore Alberto Galanti e dei carabinieri del Noe sono finite le note 164/Dg del 17 maggio 2013 e 172/Dg del 5 giugno. Atti con cui la Colari, travolta nel 2014 da un’inchiesta per associazione a delinquere, ha sottoscritto un contratto con Ama su cui ora gli inquirenti vogliono vederci chiaro. Perché quel costo, a 175 euro per tonnellata di rifiuto, sembra eccessivo non solo rispetto al mercato, ma anche rispetto all’offerta fatta dalla società tedesca Enki, che per 136 euro a tonnellata è pronta anche a portare all’estero i rifiuti. Stando ai documenti in possesso dei magistrati risulterebbe che la proposta di smaltire i rifiuti a quella tariffa sarebbe stata fatta dalla stessa Colari a Fiscon, il quale l’avrebbe accolta senza compiere alcun tipo di contrattazione. C’è da dire che sulla vicenda lo stesso Cerroni ha depositato una denuncia contro l’ex presidente di Ama, Daniele Fortini. Il difensore dell’imprenditore, Alessandro Diddi, ritiene che «è doveroso evidenziare come il prezzo di 175 euro/ton» «è stato frutto di trattative negoziate condotte con i vertici di Ama, all’epoca rappresentati dal presidente Piergiorgio Benvenuti e dal dg Giovanni Fiscon, sulla base di dati oggettivi». Su tutta la vicenda il pm Galanti sta cercando di far luce, anche attraverso gli accertamenti che riguardano un altro fronte: il presunto ruolo dell’assessore all’Ambiente di Roma, Paola Muraro, nell’aver intimato - a luglio scorso - all’allora presidente di Ama Fortini di utilizzare il Tritovagliatore di Cerroni per risolvere la crisi immondizia di questa estate. La Muraro, allo stato, è indagata per gestione non autorizzata di rifiuti, accusa che si riferisce al suo precedente ruolo (fino al 30 giugno scorso) di consulente Ama e referente Aia (Autorizzazione integrata ambientale) dei due stabilimenti di Tmb (Trattamento meccanico biologico) di Rocca Cencia e Salaria di proprietà dell’Ama. Proprio sul primo impianto ieri i carabinieri del Noe hanno acquisito una serie di documentazioni dalla sede della società pubblica. In particolare si tratta di due relazioni tecniche che potrebbero chiarire come già nel 2015 da quel Tmb uscissero residui di rifiuti (Cdr e Fos) non a norma. Su questo fronte, infine, il pm Galanti ha disposto accertamenti sulle società incaricate di compiere le analisi per conto di Ama, che potrebbero aver compiuto un falso in merito all’identificazione dei rifiuti.
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