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Roma non si candiderà per ospitare le Olimpiadi del 2024. A rompere gli indugi sulla posizione della giunta di Virginia Raggi, dopo due mesi di pressing e ambiguità, sono state ieri fonti qualificate del Campidoglio. Il no sarà ufficializzato soltanto dopo la fine delle Paralimpiadi, tra nove giorni. Ma martedì sera Beppe Grillo e il direttorio, dal palco di Nettuno, erano stati chiari. E la sindaca pentastellata ha dovuto battere un colpo e far filtrare un messaggio chiaro: «La giunta non cambia idea sulla possibilità che Roma organizzi le Olimpiadi tra otto anni e quindi dice no».
Non ha retto, per ragioni tutte politiche, l’accordo con il presidente del Coni Giovanni Malagò di rimandare ogni annuncio a dopo la conclusione dei giochi paralimpici. Il premier Matteo Renzi è duro: «Chi dice di no magari per questioni interne, rifarsi verginità nel dibattito di Roma, a me sembra triste per Roma e per l’Italia. Decideranno loro, hanno vinto loro, ma non si può dire di no perché si ha paura delfuturo».
La reazione del Coni è di sconcerto: «È impossibile. La sindaca Raggi non ha fissato alcun incontro, nonostante la richiesta formale scritta. E ha sempre detto che avrebbe prima incontrato Malagò e Pancalli (il presidente del comitato italiano paralimpico, ndr)». Se fosse vero, aggiungono dal governo dello sport, «sarebbe un affronto agli atleti che stanno gareggiando a Rio per i quali le Paralimpiadi a Roma sarebbero l’unica possibilità per rendere accessibile la capitale».
Nonostante i piani alternativi che erano stati ventilati per bypassare il gran rifiuto della capitale, con la decisione dell’amministrazione pentastellata il sogno olimpico è destinato a tramontare del tutto. Con il suo corollario di progetti, dal completamento della linea C della metropolitana al recupero dello stadio Flaminio, dal raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino alla costruzione della tramvia della Musica nell’area del Foro Italico. Addio anche al Villaggio olimpico da 17mila posti letto a Tor Vergata, a cui comunque i Cinque Stelle erano fermamente contrari. Il budget previsto per la realizzazione degli impianti è stato stimato in 5,3 miliardi, di cui 3,2 a copertura dei costi di gestione e organizzazione dei giochi e 2,1 per la costruzione o la ristrutturazione degli impianti permanenti.
Il M5S non aveva mai creduto a queste cifre, citando i fallimenti e lo strascico di buchi nei bilanci di altre città come Londra, Torino e Atene. Roma, dunque, ripeterà il copione già recitato da Mario Monti, quando la capitale si ritirò dalla corsa per il 2020. E lascia il campo alle concorrenti: Parigi, Los Angeles e la nettamente più svantaggiata Budapest.
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