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Ecco l’assegno per chi esce a 63 anni

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Ecco l’assegno per chi esce a 63 anni

Ape a costo zero per un disoccupato di lungo corso over 63 o, eventualmente, un infermiere con un reddito inferiore ai 1.200 euro netti al mese (1.550 euro lordi). Penalizzazione implicita, sotto forma di rata da restituire per onorare il prestito bancario utilizzato per finanziare l’anticipo pensionistico, di quasi il 3% l’anno per un lavoratore interessato da un processo di ristrutturazione aziendale con una pensione lorda maturata di circa 32mila euro all’anno e un contributo dell’impresa del 40 per cento.

Costo complessivo fino al 20-25% della potenziale pensione di vecchiaia “piena”, se si considera la rata da restituire per un insegnante o un altro dipendente pubblico o privato che decida di uscire volontariamente dal lavoro con 3 anni e 7 mesi di anticipo considerando oltre alla penalità implicita (fino al 6% l’anno per redditi elevati) anche gli oneri per l’assicurazione e il tasso amministrativo fissato sul prestito bancario. In quest’ultimo caso l’onere massimo equivale al valore di un anticipo della pensione di quasi un quinto rispetto alla sua durata stimata con l’aspettativa di vita di un lavoratore che si ritira all’età ordinaria di 66 anni e sette mesi. Vale ricordare che per il finanziamento dell’Ape, in alternativa totale o parziale al prestito bancario, c’è anche la possibilità di utilizzare la Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) per chi ha aderito a un fondo pensione.

Pensioni, tutte le novità allo studio del Governo

Potrebbero essere questi i tre esempi emblematici della vasta gamma collegata alla flessibilità garantita dall’Anticipo pensionistico sulla base dell’esito raggiunto fino a questo momento nel confronto tecnico tra Governo e sindacati. Una misura, vale ricordarlo, che parte con una sperimentazione biennale e vale per lavoratori dipendenti e autonomia senza distinzione tra i sessi sul requisito di età (63 anni) visto che nel 2018 è già previsto l’allineamento a 66,7 anni per uomini e donne (queste ultime fino alla fine del 2017 potranno invece ritirarsi in pensione di vecchiaia a 65,7 anni).

Il range delle cosiddette penalizzazioni implicite degli assegni anticipati, come scritto alcune settimane fa da questo giornale, oscillerebbe dall’1 al 5% con possibili punte dell’8% per chi avrà redditi molto alti e uscirà volontariamente. Per le nostre simulazioni è stato ipotizzato un “generico” contributo dello Stato con vari gradi di incidenza sulla base di quattro figure tipo di beneficiari: Giovanni, che è un disoccupato senza più ammortizzatori sociali o con reddito basso; Federica, che è un’impiegata coinvolta in un piano di ristrutturazione aziendale; Mario è un lavoratore “over 63”, come i suoi colleghi, e vuole autonomamente optare per l’anticipo sapendo di poter contare su una pensione piena lorda di 2.615 euro.

Tra le opzioni c’è anche quella di Laura, che si trova nella stessa situazione di Mario ma ha maturato una pensione quasi doppia (circa 5mila euro lordi). Il costo dell’Ape, come rata media spalmata sui venti anni di rimborso, oscillerebbe da circa l’1,4% l’anno per Giovanni (la cui pensione lorda è di 1.212 euro) a circa il 2,8% l'anno per Federica (pensione lorda maturata di 2.000 euro e un contributo dell’impresa del 40%) fino a quasi il 5% (precisamente poco meno del 4,9% ) l’anno per Mario e al 4,6% per Laura per un anticipo di tre anni.

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