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Amatrice, apre la nuova scuola realizzata a tempo di record

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IL TERREMOTO

Amatrice, apre la nuova scuola realizzata a tempo di record

L’inaugurazione della scuola ad Amatrice: bambini di fronte all’ingresso dei moduli colorati (LaPresse)
L’inaugurazione della scuola ad Amatrice: bambini di fronte all’ingresso dei moduli colorati (LaPresse)

I tecnici trentini hanno lavorato inconsapevolmente sull’effetto spaesamento, con le staccionate appena piallate e la scritta scolpita nel legno (“Trentino”) che annuncia l’ingresso in un frammento di Val di Non paracadutato nei sinuosi saliscendi dei Monti della Laga.
All’interno delle staccionate ci sono 12 moduli di colore alternato: bianco, giallo, blu e rosso. Ognuno ospita una classe diversa, dalla materna alle tre classi delle medie. Il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Stefania Giannini, sfoggia il sorriso delle grandi occasioni. «È solo il primo passo, il nostro impegno comincia oggi» dice ai giornalisti che la accerchiano. I sorrisi sono sinceri ma gli sguardi tradiscono una grande preoccupazione. È come passare qualche ora a casa di quelle famiglie nelle quali per non turbare i bambini si rinviano le cose sgradevoli a momenti più propizi. Tra gli ospiti ci sono i giovani industriali di Confindustria che, oltre a raccogliere in pochi giorni 50mila euro per la ricostruzione di due scuole, si sono rimboccati le maniche con aiuti concreti concordati direttamente con il Comune di Amatrice: migliaia di litri di gasolio, frigoriferi e «qualsiasi cosa servisse nell’arco al massimo di 24 o 48 ore» spiega Marco Pezzopane, il presidente dei giovani di Rieti. L’alleanza tra Comune e industriali ha aggirato la farraginosità che in questa come in altre catastrofi rallenta la macchina dei soccorsi. «Ma oggi è il giorno della rinascita e i bambini ci hanno mostrato come sia possibile, anche solo per qualche ora, andare oltre una tragedia» chiosa Marco Gay, il presidente dei giovani di Confindustria. Qualche industriale della delegazione sottolinea il non perfetto allineamento tra i corpi dello Stato impegnati nell’opera di sostegno agli sfollati. «C’è molto da migliorare» dice solo a patto di non essere citato. Tutti enfatizzano l’abnegazione e lo slancio, che non sempre sono sinonimo di buona organizzazione.

Frasi sussurrate, che il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, non esita a fare sue: «Non pensiate che con i container di Amatrice si sia risolto i problemi delle scuole inagibili nell’area del cratere. Noi siamo paurosamente indietro, e tra qualche giorno le lezioni riprenderanno in 10 tende protette da una tensotruttura. Tra quindici giorni gli alpini dovrebbero consegnarci i container che ospiteranno elementari e medie, ma ogni giorno devo combattere con 400 dei miei concittadini che non vogliono saperne di rientrare nelle loro case, anche se sono state dichiarate agibili». Petrucci mette il dito nella piaga. Gli irriducibili, come li chiama lui, sono un vero e proprio esercito. Il sindaco di Arquata non le manda a dire: «Se non manterranno le promesse, farò tanto di quel casino». Un allerta che ha mobilitato persino il commissario alla ricostruzione, Vasco Errani, che l’altro ieri sera ha telefonato allarmato al vice di Petrucci, Michele Franchi: «Come mai non ti sei fatto vivo, c’è qualcosa che non va?».

Ad Amatrice la pensano come ad Arquata. Raccontano del condominio di tre piani di piazza Sagnotti al civico uno sgomberato per inagibilità dopo il terremoto dell’Aquila e sottoposto a una radicale ristrutturazione antisismica. La notte del 24 agosto quel condominio è crollato. I componenti delle sei famiglie che ci vivevano sono quasi tutti morti. A salvarsi sono stati solo in tre. Pietro Bizzoni ha ricevuto la visita di un professore di Bologna che ha visionato casa sua per verificarne l’agibilità. Racconta: «Ha utilizzato formule vaghe, sempre parlando al condizionale: sarebbe, potrebbe. Ora attendo la certificazione. Ma anche se fosse dichiarata agibile io, mia moglie e i miei due figli in casa non ci torniamo: dopo il terremoto le crepe si stanno allargando a vista d’occhio». Per ascoltare un po' di ironia si deve tornare al campo base, nella frazione di San Cipriano, dove i trentini hanno messo in fila i container-scuola.

La nuova preside, Maria Rita Pitoni, a capo in contemporanea di tre istituti, compreso il tecnico-agrario-professionale di Rieti con 850 studenti, deve attingere alla sua esperienza di crocerossina in Iraq, Kosovo e Albania per non farsi travolgere dalle emergenze: «I bambini sono così emotivamente scossi che devi stare attento persino alle parole che usi. I genitori invece sono assillati dal problema della casa». La preside però non si lascia sopraffare dai cattivi pensieri. Incoraggia, sorride e si prodiga per rendere normale un luogo che normale non è. Racconta: «Più di un amico mi ha detto: a chi hai fatto uno sgarbo al ministero per ottenere un incarico simile? Io sorrido. E osservo che in Italia prevale il merito solo quando ci sono enormi grane da risolvere».

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