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Emergenze e piani, la sindaca decida solo per il bene della città

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l’analisi

Emergenze e piani, la sindaca decida solo per il bene della città

Piaccia o no, Virginia Raggi ha vinto le elezioni ed è la sindaca scelta dai romani. Se ne devono ricordare le forze politiche di opposizione che dovrebbero esercitare la loro azione di critica e di stimolo sulle misure e sui piani necessari per la città. E se ne deve ricordare il Movimento 5 Stelle, nelle sue varie forme ed espressioni, dai leader alla base che si esprime sui blog, portando rispetto per l’istituzione e lasciando alla sindaca la libertà che le compete. Se ne deve ricordare, infine, la sindaca, che deve tenere i nervi ben saldi anche nelle circostanze più difficili ed evitare critiche astiose, come quella rivolta ieri ai giornali.

Virginia Raggi deve sapere che verrà giudicata dai cittadini non su polemiche, più o meno pretestuose, ma sulla sua capacità amministrativa di dare risposte alle emergenze della città e al bisogno di tornare a crescere. E che su queste emergenze la responsabilità ultima non è del Movimento 5 Stelle e neanche dei singoli assessori, ma soltanto sua, perché di fronte agli elettori è lei la responsabile.

Governi, allora, e superi questa lunga fase di stallo che non fa bene alla città e anzi incancrenisce i problemi che certamente non ha creato lei. Finora numerosi sono stati i passi falsi di questa fase iniziale, ma Raggi capisca in fretta che, per non soccombere, deve dare subito risposte e dire subito in quale direzione vuole andare sui quattro o cinque punti che contano. Soluzioni alle emergenze e prospettive di medio periodo. Senza inseguire il mito candido dell’azzerare tutto e ricominciare da capo, sempre e su tutto, ma dando risposte realistiche con gli strumenti e le risorse che ha a disposizione.

In primo luogo, i rifiuti. È diventata la partita politica numero uno per i silenzi sull’indagine che riguarda l’assessore Muraro. Ma ancora prima era la partita numero uno per i cittadini che non vogliono vivere con i topi e le cataste di rifiuti per strada. Oltre alla posizione personale della Muraro, le risposte da dare sono tre: come portare via i rifiuti da Roma senza pagare costi eccessivi nella fase di emergenza (la mera ricognizione degli impianti presenti nel Lazio e dell’Ama è subito parsa una risposta “debole”); cosa fare degli attuali impianti disponibili (qui serve chiarezza anche rispetto agli impianti di Cerroni); quale mappa degli impianti è necessaria per il medio periodo (si dica con pragmatismo se serve un inceneritore e, se non serve, si indichino alternative credibili).

Seconda emergenza, i trasporti. Non si è capito perché alla giunta convenisse, in questo momento, accelerare anche la crisi all’Atac. Forse la sindaca dovrebbe spiegare ai suoi assessori che una società per azioni, anche se controllata, ha un’autonomia gestionale e nelle scelte sul personale che non si può violare con direttive sconclusionate. Il rispetto del codice civile nel dare direttiva alle società controllate è fondamentale per misurare la capacità amministrativa di una giunta comunale. Soprattutto, più che la ricerca di una trasparenza radicale e teorica sui servizi programmati in giornata, ottenuta con l’unico risultato di cancellare centinaia di corse, la sindaca e la sua giunta dovrebbero cercare di capire qual è il servizio che l’Atac oggi può garantire, quali sono le manutenzioni da fare per svolgerlo e magari potenziarlo (trovando le risorse), quale piano industriale può consentire uno sviluppo a medio termine con la progressiva riduzione del deficit e la indispensabile ripresa degli investimenti. Oppure se servano misure più radicali come mettere a gara la società o i servizi. Un piano industriale c’era. Perché stracciarlo ora? Un’emergenza (quella dei rifiuti) non bastava? Attenzione perché - ancora più dei rifiuti - sui trasporti si gioca la sfida di Roma.

Sulla terza emergenza, il bilancio, molto è stato detto e qualcosa si era cominciato a fare con l’assestamento e con la promessa che nel bilancio previsionale di fine anno sarebbero ripartiti gli investimenti. Ma, come per l’Atac, anche qui è saltato colui che aveva messo in piedi il piano, l’ex assessore Minenna, e il nuovo assessore dovrà ricominciare da capo. Servono risorse e non si può prescindere da un serio e limpido progetto di gestione, valorizzazione e vendita del patrimonio immobiliare. Si scelga cosa e come, ma in fretta.

Alle periferie basta un cenno. L’assessore indipendente Paolo Berdini è persona competente, ma quale sia il disegno e con quali risorse sia possibile attuarlo non è ancora chiaro. Roma ha partecipato al bando del governo per i fondi alle periferie, il cui termine chiudeva il 30 agosto. In campo urbanistico, la prima posizione è stato un “no” esplicito al progetto di riqualificazione della vecchia Fiera, approvando una delibera che ha abbattuto le cubature previste. Il disegno complessivo non si capisce, gli slogan non servono.

Infine le Olimpiadi su cui Raggi sembra aver deciso. La scelta è legittima se risponde alla volontà della sindaca e al suo modo di vedere gli interessi della città, non al prezzo da pagare al M5S. La sindaca sembrava possibilista su un’idea dei Giochi che consentisse di recuperare gli impianti sportivi disseminati per la città. Di questa via, forse fragile ma interessante, si è persa traccia. È un modo per dire addio a risorse importanti e a progetti che la giunta avrebbe potuto finanziare con quelle risorse. Significa probabilmente condannare il suo mandato a una ordinaria amministrazione che non necessariamente sarà in grado di affrontare i problemi della città. Ha ragione Virginia Raggi quando mette al primo posto del suo mandato il ritorno alla legalità nella città e ha fatto benissimo a rivolgersi a Raffaele Cantone per avere aiuto nel percorso di legalizzazione. Ma bisogna avere il coraggio di perseguire la legalità realizzando progetti. Come disse l’ex sindaco di Londra Boris Johnson «le Olimpiadi sono l’unica possibilità che ho per realizzare la rigenerazione urbana della East London». Superare le emergenze è il primo compito di Raggi. Il secondo, se ci riesce, è ridare un po’ di ambizione a una Capitale fiaccata e chiusa in se stessa.

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