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Rilancio degli investimenti tra i dossier urgenti

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le partite della giunta raggi

Rilancio degli investimenti tra i dossier urgenti

Chiunque sarà il nuovo assessore al Bilancio della giunta Raggi, dovrà correre: potrà anche rinunciare al nuovo assestamento tecnico che era stato promesso dall’ex super assessore Marcello Minenna entro settembre, non previsto dalla legge, ma dovrà comunque lavorare di buona lena al bilancio di previsione 2017-2019, che va approvato entro l’anno. Con una mission: alzare l’asticella degli investimenti, che da tempo nella capitale sono al palo, fermi intorno ai 500 milioni di euro. Briciole rispetto alle grandi capitali europee come Londra e Parigi, che hanno il triplo dei fondi.

Una dotazione inadeguata, quella romana, per rimettere in carreggiata la città, a partire dai dossier dei trasporti e dei rifiuti. Con la beffa, per i romani, di essere quelli che pagano più tasse e che ricevono meno servizi. Per non parlare delle opere. Brucia ancora il rapporto Cresme presentato a luglio, secondo cui nei primi cinque mesi del 2016 sono stati promossi 188 bandi di gara per opere pubbliche da realizzare nel territorio della Città Metropolitana di Roma, per un importo complessivo a base di gara di 252 milioni: il 16% in meno in termini numerici e il 75% in meno in termini economici.

Come fare? Il saldo di finanza pubblica con cui si è chiuso l’assestamento di luglio è positivo: 1,6 milioni. Nessun predissesto all’orizzonte, ma la necessità di uno sforzo immane per risalire la china. Minenna aveva la sua strategia per recuperare risorse, certamente tutta da verificare. Aveva avviato un’operazione di pulizia del bilancio eliminando le “poste fantasma” e le duplicazioni, da cui stimava di liberare 70 milioni (sono arrivati da lì i primi 18 milioni destinati ai materiali rotabili di Atac per la manutenzione della metro A, ma ne mancano altri 40). Aveva ingaggiato un braccio di ferro con la gestione commissariale sul debito pregresso monstre da quasi 13 miliardi di euro per pretendere anche per il 2016 gli «spazi di finanza» da 200 milioni che per prassi ogni anno sono stati messi a disposizione di Roma Capitale. Più in generale, chiedeva di rimettere in discussione la separazione tra le due gestioni e di ragionare sulle iniziative per abbattere il debito attraverso una cabina di regìa. L’audit promesso da Raggi in campagna elettorale è rimasto lettera morta.

Non solo. In pista Minenna ha lasciato il lavoro sul patrimonio: l’intenzione era ottimizzare l’uso dei beni indisponibili attraverso una nuova regolamentazione, ma anche intervenire sui beni confiscati, per evitare assegnazioni contra legem, collusive e relazionali, nonché migliorare la gestione del patrimonio disponibile e ridefinire entro novembre la governance dell’edilizia residenziale pubblica.

C’è infine da sbrogliare la matassa delle partecipate. Con una differenza importante rispetto a questi primi due mesi di amministrazione pentastellata: la delega ad hoc non sarà assegnata al nuovo assessore. Tornerà a essere separata, anche se ancora si sta decidendo se affidarla a un esperto o se tenerla in capo alla stessa sindaca. Sicuro è che la regìa di ogni intervento dovrà essere concertata e che si dovrà mettere mano a una galassia segnata da inefficienze, frammentazioni e indebitamenti record: soltanto per le tre big rappresentate da Ama, Atac e Roma Metropolitane si viaggia a quota 2,8 miliardi. Il Testo unico sulle società partecipate sarà il faro per la razionalizzazione, ma le linee dovranno essere decise dalla guida politica. Comprese cessioni (anche dei pacchetti azionari di Ama e di Atac) e dismissioni. Minenna aveva anche annunciato accorpamenti delle società per aree funzionali: trasporti, rifiuti, incassi e cultura. Si farà? Sotto la lente, infine, il ruolo di Acea, di cui - come ha più volte ribadito Raggi - «intendiamo mantenere saldamente» la quota del 51%.

Avverte Stefano Fassina, che siede in consiglio comunale per Sinistra italiana: «L’assenza di un assessore al Bilancio a metà settembre è un fatto molto serio. La macchina amministrativa ha bisogno di una guida. E già avrebbe dovuto essere avviata la procedura per un mutuo con Cassa depositi e prestiti. Anche per interventi minimali bisogna liberare risorse».

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