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Se l'educazione finanziaria la fanno Etruria e i Madoff dei Parioli

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L'Analisi|in attesa del ddl

Se l'educazione finanziaria la fanno Etruria e i Madoff dei Parioli

Cosa hanno in comune i casi Banca Etruria e Cirio, Calisto Tanzi e Gianfranco Lande, alias il Madoff dei Parioli? Qualcuno metterà in relazione questi nomi ai numerosi casi di risparmio tradito di cui le cronache si sono occupate negli ultimi anni. In realtà questi soggetti rappresentano ben di più: sono stati i principali erogatori di educazione finanziaria in Italia. Una boutade? Un paradosso? Fino a un certo punto. Perché in assenza di un soggetto pubblico che coordina gli interventi di inclusione economica, sono gli shock, e chi li ha prodotti, a determinare le decisioni finanziarie delle famiglie italiane, di cui parla il Rapporto 2016 della Consob.

La paura di volta in volta ingenerata da titoli rivelatisi spazzatura o dai budget degli sportellisti bancari, ha condizionato le scelte dei risparmiatori a prescindere dalla corretta analisi delle esigenze individuali. Condizionamenti che le reti commerciali hanno sfruttato al meglio, consigliando o per meglio dire collocando alla clientela gli strumenti più remunerativi.

Non è un caso che la media dei fondi comuni sottoscritti dagli italiani sia nettamente superiore alla media europea, 1,28% contro l'1,08. E da dove nasce, d'altronde, la facile raccolta delle obbligazioni bancarie da parte degli sportelli delle stesse banche? Era quella “fiducia” su cui si fondava la relazione banca - clientela. Preistoria, nell'epoca del bail-in. Da inizio 2016, da quando sono entrate i vigore le nuove norme sui crack bancari, i banchieri si guardano bene dal rassicurare la clientela sulla solidità dei propri istituti: il rischio boomerang è troppo alto.

Non stupisce dunque il così basso livello di competenze in materia finanziaria del risparmiatore medio. Un livello peraltro certificato numerose volte dalle indagini internazionali, l'ultima meno di un anno fa collocava l'italia dietro al Togo o lo Zambia, con solo il 38% dei nostri connazionali in grado di rispondere alle domande di base in materia di denaro (inflazione, tassi composti, diversificazione).

Da anni molti soggetti, comprese le Authority di vigilanza, producono interventi nelle scuole, soprattutto, in materia di alfabetizzazione finanziaria. I risultati sono di lungo periodo. Per gli adulti c’è la stampa e il Sole 24 Ore non si e è tirato indietro nel fare la sua parte (da registrare il successo di collane come I Tuoi Soldi la scorsa primavera, seguita ora da I Tuoi Diritti).

“l'Italia è l’unico paese dell'area Ocse a non avere una legge che dia corpo all'articolo 47 della Costituzione”

 

Resta la mancanza di un coordinamento comune, sia nei contenuti che nelle procedure. Una speranza - ancora - c'è e risiede nel disegno di legge sull’educazione finanziaria che regola la materia e organizza gli interventi e che punta a sanare un difetto imbarazzante: l'Italia è l’unico paese dell'area Ocse a non avere una legge sul tema, che dia corpo all'articolo 47 della Costituzione della Repubblica. Si spera che entro fine anno il Ddl venga approvato: ma l'esperienza di molti altri provvedimenti analoghi in passato induce alla cautela.

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