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Credito: meno sofferenze, più impieghi

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Credito: meno sofferenze, più impieghi

  • –Rossella Bocciarelli

ROMA

Lo stock delle sofferenze creditizie ha ormai fermato la sua corsa da qualche mese e il flusso di nuove sofferenze si è molto affievolito. È quanto constata il Cer, (Centro Europa ricerche) nel suo ultimo rapporto sul sistema creditizio italiano. È stato sufficiente invertire il ciclo economico per fermare la crescita dei crediti deteriorati, rimarcano gli estensori del rapporto (Antonio Forte e Carlo Milani). E un’oculata gestione del problema dei non performing loans, utilizzando risorse interne alle aziende di credito con il supporto della Gacs (la garanzia sulle sofferenze cartolarizzate) e del neonato Fondo Atlante, dovrebbe aiutare il settore bancario a italiano a ridurre il peso di questa voce nei bilanci nel giro di tre-quattro anni. E questo anche all’interno di un quadro di crescita macroeconomica modesta. Per formulare le sue previsioni sulle banche, il Cer adotta infatti come punto di riferimento uno scenario economico non particolarmente brillante. Si tratta di una prospettiva di aumento del Pil pari all’uno per cento l’anno di qui al 2019, che ad oggi, sembra quasi la velocità massima consentita al nostro sistema economico, data la riduzione del suo tasso di sviluppo potenziale. Con queste premesse, il 2016 è destinato a chiudersi con una lieve ripresa degli impieghi all’economia(+1,1%). Il dato si scompone in un +4,7% di crescita degli impieghi alle famiglie e un -0,5% per gli impieghi al settore produttivo. A partire dall’anno prossimo anche gli impieghi alle imprese dovrebbero recuperare il segno più e a fine periodo il loro incremento annuo dovrebbe essere pari al 3,5 per cento. Quanto ai prestiti cattivi, il Cer stima che nel 2019 lo stock delle sofferenze si sarà ridotto di circa 40 miliardi rispetto a ora. Sul versante della raccolta, a partire dal 2017 si avrà una contrazione meno marcata della voce obbligazioni. Quanto al patrimonio delle aziende di credito italiane, il Cer stima un robusto rafforzamento (tassi d’incremento intorno al 5 per cento annuo) lungo tutto l’arco di previsione. Tornerà, inoltre, a scendere, dal 2017 il rapporto sofferenze-impieghi, ma in modo molto lento, collocandosi nel 2019 al 9% che resta un dato molto superiore alla media di lungo periodo.

La redditività, molto modesta nel 2015 dopo quattro anni di perdite di bilancio, vedrà un miglioramento molto graduale: il Roe passa dall’1 per cento dello scorso anno al 3,5 per cento del 2019. Molto più netta la schiarita attesa per la dinamica del rapporto fra utile netto e costi operativi, perché l’azione di contenimento dei costi appare molto decisa. Al tema dei crediti deteriorati il rapporto dedica un capitolo ad hoc. E, dopo aver ricordato che le sofferenze lorde sul totale dei finanziamenti sono il 16% in Italia, a fronte del 6,2% medio dell’area euro, si passano in rassegna i nodi ancora irrisolti su questo versante. Si va dagli interventi sul funzionamento della giustizia civile, che agiscono nella giusta direzione ma saranno utili esclusivamente per i futuri crediti deteriorati; alla garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, meno efficace di quanto non sarebbe stata la scelta di una bad bank di sistema, dunque di una singola società-veicolo (tante Spv, infatti, fanno lievitare i costi di gestione). Riguardo al Fondo Atlante, il Cer dubita dell’ipotesi fatta da Quaestio Sgr, secondo la quale la perdita sui crediti ceduti dalle banche sarebbe intorno ai 2 miliardi di euro, con un prezzo di acquisto delle sofferenze cartolarizzate intorno al 33,8 per cento, una ripartizione tra tranche equity e senior pari a rispettivamente al 35 e al 65 per cento e con la Gacs. Se questa casistica si avverasse, Atlante investendo 1,7 miliardi di euro potrebbe smobilizzare 15 miliardi di sofferenze lorde. Ma, afferma il rapporto, se i prezzi di acquisto delle sofferenze cartolarizzate fossero inferiori a un terzo del loro valore, la perdita per le banche potrebbe essere nettamente superiore: in questo caso, secondo la simulazione Cer, le perdite su crediti potrebbero essere pari a 5 miliardi. E avrebbero come conseguenza, nel 2017, una riduzione dei profitti attesi di circa 1 miliardo per il sistema creditizio e una minor propensione delle banche stesse ad erogare credito.

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