Italia

Industria 4.0, governance ben strutturata prima garanzia di successo

  • Abbonati
  • Accedi
L'Analisi|Politica economica

Industria 4.0, governance ben strutturata prima garanzia di successo

Forse tra qualche anno dell'etichetta "Industria 4.0" non ci si ricorderà nemmeno perché lo slogan della "quarta rivoluzione industriale", accattivante per semplificare il cambiamento in corso, è destinato presto a dissolversi all'interno di un ordinario disegno di politica industriale. Basterà infatti davvero poco perché le logiche sottese alla digitalizzazione, che ora sembrano avventure pionieristiche da internauti, diventino quotidiani e condivisi abilitatori della crescita delle imprese.

Il piano che il governo presenta oggi a Milano, e che Il Sole 24 Ore ha anticipato nelle sue linee principali lo scorso 13 settembre, contiene in sé la promessa di realizzare questo grande salto. Si parte dall'analisi di alcune peculiarità del nostro settore manifatturiero come la prevalenza netta di piccole e medie imprese e lo scarso numero di grandi soggetti industriali e di capifiliera in grado di dare una direzione innovativa alle catene del valore.

È da questa mappa genomica della nostra industria che muove il piano messo a punto dai ministeri dello Sviluppo, dell'Economia, dell'Istruzione e ricerca e dal team economico di Palazzo Chigi. La presentazione ufficiale, in programma oggi al Museo della scienza e della tecnologia di Milano, dirà se è confermato lo schema articolato nella prima versione in poco meno di 15 miliardi di risorse pubbliche al 2020, più o meno divise in parti uguali tra fondi già stanziati (soprattutto con il Piano banda ultralarga) e fondi aggiuntivi, una dote capace nelle stime del governo di attivare 17 miliardi di investimenti privati aggiuntivi l'anno tra industria pura e ricerca. Si capirà se il raffreddamento delle previsioni di crescita e la cautela che si percepisce come sempre più marcata nel negoziato sulla flessibilità europea avranno indotto nel frattempo un ridimensionamento. Oppure se, come auspicabile in vista degli impegni da fissare nella legge di bilancio, l'ambiziosa piattaforma da 15 miliardi, che ci porrebbe ben al di sopra dell'analogo piano tedesco, regge agli urti esterni o ne esce addirittura rafforzata.

Ma perfino le cifre nell'immediato potrebbero rivelarsi un argomento secondario se, dopo la presentazione pubblica, il governo saprà confermare nel medio periodo l'impegno per un "piano crescita" che per la prima volta operi sui fattori traversali che abilitano la competitività e non su politiche verticali di settore. Fattori trasversali, tutti contenuti nel piano, sono una correlazione efficiente tra salario e produttività (di qui l'ampliamento del bonus); un migliore accesso al credito (leggi Fondo di garanzia o anche Nuova Sabatini); incentivi fiscali selezionati per attivare investimenti innovativi (superammortamento l'esempio di maggiore efficacia); dotazione infrastrutturale di base (l'impegno sulla banda ultralarga).
In conclusione misure, e probabilmente anche risorse adeguate, non sembrano difettare a questo piano. Grande responsabilità, per implementarlo, ricadrà poi sulla cabina di regia che stamattina, prima dell'evento di Milano, si riunisce per la prima volta al ministero dello Sviluppo economico: l'esempio tedesco dimostra che una governance ben strutturata, aperta al contributo di idee di privati, è già un mezzo successo.

© Riproduzione riservata